12, 2018
 
Saggi    
 
Abstract


Maria Antonietta Terzoli

Study to be quiet
Lettere e dediche basileesi di Carlo Dionisotti*




In una telefonata dei primi di giugno del 1994, in cui gli annunciavo che la nostra Università aveva l’intenzione di conferirgli un Dottorato honoris causa, Carlo Dionisotti fece un rapido cenno alla cattedrale di Basilea. Mi disse che quando nella sua prima visita della città, in anni ormai molto lontani, gli era apparso il Münster al sommo della salita, con i due campanili altissimi sulla piazza, per la prima volta aveva capito veramente cosa fosse il gotico. Ne accennò come a una sorta di illuminazione estetica e culturale, che il tempo non aveva cancellato dalla memoria. Da quel primo, emozionante incontro di Dionisotti con la città renana sono passati molti decenni e da quella telefonata più di vent’anni: mi pare dunque giunto il momento di ricostruire un altro significativo incontro del grande studioso con Basilea, quello legato appunto al Dottorato honoris causa. All’Università di Basilea il Dottorato di Carlo Dionisotti era stato preceduto da quello di altri due illustri italiani: il poeta Eugenio Montale, che lo aveva ricevuto il 29 novembre 1974, un anno prima del Nobel, e l’economista Luigi Einaudi, a cui era stato conferito il 25 novembre del 1955, poco dopo la fine del suo mandato come Presidente della Repubblica Italiana. I legami di quest’ultimo con la città risalivano agli anni della guerra, quando dopo l’8 settembre Einaudi si era rifugiato in Svizzera e aveva vissuto a Basilea dall’ottobre del 1943 al dicembre del 1944, dove aveva intrattenuto intensi rapporti con i colleghi dell’università e con altri intellettuali.1 La mia testimonianza su Dionisotti e Basilea è basata su ricordi personali e su documentazione di vario genere: documenti ufficiali dell’Università, corrispondenza epistolare, fotografie in mio possesso. Alcuni di questi materiali sono probabilmente compresi anche nel suo archivio, conservato presso il Centro Internazionale di Studi Umanistici dell’Università di Messina;2 altri credo siano del tutto sconosciuti. Quello che ora propongo è un piccolo, modesto contributo alla ricostruzione storica della biografia di uno dei più importanti italianisti del secolo scorso che il suo ricchissimo archivio potrà consentire.3 Tra le mie carte ho potuto recuperare alcuni documenti legati al Dottorato honoris causa: una copia della mia richiesta di conferimento dell’aprile-maggio 1994, Antrag auf eine Ehrenpromotion (Fig. 15),4 una copia del breve elogio di Dionisotti, Kurze Würdigung, inviato con la domanda e da me letto durante il Consiglio di Facoltà il 3 giugno 1994 (Fig. 16), copia degli interventi di due colleghi − lo storico Hans Guggisberg e l’ispanista German Colón − a sostegno della candidatura di Dionisotti (Figg. 17-18), una pagina del verbale del Consiglio di Facoltà in cui è stato proposto il conferimento del Dottorato ed è stato votato il testo della Laudatio (Fig. 19). Ho trovato anche copia della lettera del 7 giugno 1995, con cui il decano informava Dionisotti del conferimento del Dottorato da parte della Facoltà e gli chiedeva se intendeva accettarlo (Fig. 3),5 e copia della sua risposta del 15 giugno (Fig. 5). Quest’ultima vorrei citarla in gran parte, perché mi pare che in poche frasi illumini bene il forte legame dello studioso con l’Umanesimo italiano ed europeo, ma anche l’intensità emotiva del suo rapporto con l’Italia e con la Svizzera: Chiarissimo Professore e Preside,
Voglia scusare se, rispondendo alla Sua lettera del 7 giugno, mi servo della lingua che è per me la prima. Purtroppo non ho più la capacità che un tempo avevo, di corrispondere in lingua tedesca. L’incapacità è tanto più grave ora, dovendo rispondere a una proposta così inaspettata, importante e commovente. Ringrazio dunque la Facoltà Filologica e Storica dell’Università di Basilea per un onore che sento immeritato, ma che accetto e pregio come studioso di quell’umanesimo e rinascimento europeo che ha avuto in Basilea una delle sue città capitali, e come uomo anche, ossia come italiano figlio di madre svizzera e che ha avuto rapporti stretti con la Svizzera durante tutta la sua lunga vita. L’età grave non mi consente fiducia nel futuro, ma spero di poter essere a Basilea il 25 novembre.6
Contemporaneamente Dionisotti aveva scritto anche a me (Figg. 4.1, 4.2), in uno stile più leggero e affettuoso, in risposta a una mia lettera del 4 giugno, emozionata e rispettosa, di cui ho conservato copia (Figg. 2.1, 2.2).7 Gli stessi temi − la scelta della lingua in cui rispondere al decano, l’impegno di studioso, l’elegante riduzione del proprio ruolo di maestro, i legami con la Svizzera − tornano con toni meno accademici e più personali, persino con tocchi di complice ironia: Cara Prof. Dr. M.A.T.,
dopo lunga tenzone, se scrivere in italiano, inglese o tedesco (impossibile), ho scritto ora in italiano al Decano, ossia Preside, dal quale ho ricevuto la lettera ufficiale − Paulo minora. Sento ora il bisogno, rispondendo alla cara Sua lettera, di ritrovarmi su terreno solido, al mio livello, nell’aria mia, con anche un poco, incredibile e vero, di buon umore. Perché solo così, con affettuosa ironia, io posso fingermi maestro ideale, che di lontano fa luce. Non parliamo poi della ufficiale laudatio8 − Basta − Spero di vederla in novembre a Basilea − Meglio ancora se prima a Romagnano dove anche nello scorso maggio, come ogni anno, sono venuti a trovarmi amici svizzeri.9
Il conferimento del Dottorato honoris causa ebbe luogo, come da tradizione, durante il Dies academicus, che si celebra a Basilea l’ultimo venerdì di novembre, nella cornice della gotica Martinskirche, alla presenza delle autorità accademiche e cittadine: dal programma qui annesso ci si può fare un’idea dello svolgimento della mattinata (Fig. 21). I professori, vestiti con la toga accademica, raggiungono la chiesa in un lungo corteo e assistono alla cerimonia divisi per facoltà, seduti a semicerchio nell’abside. Purtroppo negli archivi dell’Università non è stato possibile trovare una fotografia del momento in cui Dionisotti riceve il diploma, né ho ritrovato altre fotografie di quella giornata che, ricordo, erano state scattate da alcuni colleghi venuti a Basilea per l’occasione. Ho recuperato però la pagina del giornale «Basler Zeitung» del 26.11.1994, in cui sono pubblicate le fotografie dei nuovi dottori honoris causa con la relativa Laudatio, pronunciata in latino e in tedesco dai decani delle varie facoltà (Fig. 22). Ma il ricordo di quell’evento non sarebbe completo se non parlassi anche di quanto era avvenuto nella giornata precedente, il 24 novembre 1994. Quel giorno Dionisotti tenne, in un’aula della nostra Università, una conferenza intitolata, Un’Italia fra Svizzera e Inghilterra (cfr. la locandina, Fig. 23; Fig. 24). Chi ha avuto il privilegio di essere presente a quella straordinaria lezione non può dimenticare l’emozione di quella giornata: studenti, dottorandi e docenti della nostra Università, colleghi italianisti di tutte le università svizzere e di molte università italiane, il Console generale d’Italia Umberto Lucchesi Palli e i presidenti di varie associazioni culturali erano convenuti in un’aula affollatissima per ascoltare ancora una volta una lezione del grande maestro. Le fotografie di quella memorabile lezione possono, almeno in parte, ricordare l’intensità di quel momento (Figg. 25, 26, 27). Purtroppo le immagini non sono di grande qualità, ma guardandole attentamente si possono riconoscere volti noti e meno noti della nostra disciplina, studiosi di generazioni e di scuole diverse, tutti qui raccolti a rendere omaggio al grande storico della letteratura. Sono immagini che hanno un valore piuttosto storico e documentario che estetico: così per esempio le due fotografie che ritraggono insieme studiosi svizzeri e italiani alla fine della conferenza (Figg. 28-29). Nella prima (Fig. 28) oltre a Dionisotti e alla sottoscritta, si vedono Giovanni Pozzi, professore emerito dell’Università di Friburgo, Ottavio Besomi, allora alla cattedra del Politecnico di Zurigo, Claudia Villa, professoressa all’Università di Bergamo, Karl Pestalozzi, allora professore di germanistica all’Università di Basilea. Nella seconda (Fig. 29) altri studiosi e colleghi svizzeri attendono di salutare il relatore: si riconoscono tra gli altri Romano Broggini, Alessandro Martini, allora professore all’Università di Friburgo, Giovanni Pozzi e Beatrice Rima. Altri colleghi di università svizzere si intravedono seduti tra il pubblico: Guglielmo Gorni e Pier Giorgio Conti, allora professori nelle Università di Ginevra e di Berna (Figg. 25-26), lo storico Markus Mattmüller, professore emerito dell’Università di Basilea (Fig. 25). Quella lezione, emblematicamente intitolata Un’Italia fra Svizzera e Inghilterra, fu una delle ultime della sua lunga carriera di studioso e di insegnante: quasi un bilancio intellettuale, un testamento morale da affidare agli ascoltatori. Il tono insieme personale e solenne derivava, almeno in parte, dalla destinazione che questo intervento doveva avere nelle intenzioni dell’autore: discorso da pronunciarsi, come accade in alcune università, nell’occasione pubblica e rituale del conferimento del Dottorato honoris causa. Si trattava invece di una conferenza più informale, che avevo chiesto a Dionisotti per offrire anche ai più giovani il privilegio di ascoltare una sua lezione.10 Ma quel felice equivoco ci ha consentito di ascoltare un denso e toccante resoconto della cultura italiana del Novecento, tracciato sullo scorcio del secolo da uno dei suoi intellettuali più appassionati e generosi. Tornato a Londra dopo una puntata in Ticino, dove si era recato a trovare un’amica malata (Giulia Gianella, principale dedicataria, nel 1988, del volume Appunti sui moderni),11 il 3 dicembre Dionisotti ebbe la cortesia di inviarmi copia del dattiloscritto utilizzato per la conferenza con una affettuosa lettera di accompagnamento (Fig. 9). Nonostante l’ironica definizione affidata a questa lettera («eccole il testo della cicalata»)12 nel breve spazio di una conferenza, attraverso una sorta di sintetica autobiografia intellettuale, Dionisotti forniva uno spaccato della cultura del Novecento, italiano e europeo, con la passione del protagonista e il distacco dello storico. Forse proprio per questo, perché troppo autobiografiche e personali, queste pagine furono alla fine escluse dalla silloge dei Ricordi della scuola italiana, da lui preparata negli ultimi mesi di vita e uscita postuma nel 1998 presso le Edizioni di Storia e Letteratura di Roma. Quasi per un estremo riserbo. Sembrano confermare questa ipotesi proprio le correzioni autografe che si trovano sul dattiloscritto da lui rivisto e preparato per la stampa ancora negli ultimi mesi di vita (datato 8 maggio 1997), che tendono a smussare le punte più risentite, a ridurre l’indignatio a una più neutrale condanna eliminando le frasi più umorali. A partire da questo dattiloscritto, ritrovato da Carlotta Dionisotti tra le carte del padre e da lei consegnatomi, nel 2002 ho curato l’edizione di quella memorabile conferenza pubblicandola presso l’editore Casagrande di Bellinzona (Fig. 30), insieme con alcuni documenti epistolari e con un’intervista concessa anni prima a Fausto Gimondi e trasmessa sulla Rete Due della Radio della Svizzera italiana il 2 e il 3 novembre 1988, nella trasmissione “Il Frangitempo”.13 Il piemontese Dionisotti non era mai stato professore in un’università italiana, ma aveva insegnato per molti anni in un college di Londra. Sono passati ormai quasi venticinque anni da quella conferenza basileese, ma la sua lezione ancora resta attualissima e piena di suggestioni. Mi limito qui a rileggere un breve frammento che si riferisce alla sua esperienza didattica in Inghilterra e al rapporto con gli allievi: nella pratica dell’insegnamento, nell’incontro frequente faccia a faccia con pochi allievi, l’insegnante si rendeva conto dei suoi limiti, della difficoltà di scambiare la propria moneta. L’offerta non corrispondeva alla richiesta: il suo modo d’intendere e spiegare i testi, gli autori, la storia letteraria, era diverso da quello che gli allievi, cresciuti con altra lingua e letteratura, erano disposti ad accettare. La diversità era inevitabile e in parte era insuperabile. Restava, come per lo più accade, quando ci sia reciproco rispetto e buona volontà, un ampio margine d’intesa, e per l’insegnante l’opportunità di un esame di coscienza e di un supplementare tirocinio.14 Queste parole sono illuminanti per chi insegna l’italiano e la letteratura italiana fuori d’Italia. Limitandomi a una realtà che ben conosco, posso dire che con questa «opportunità di un esame di coscienza e di un supplementare tirocinio» si misurano anche oggi i docenti di italianistica delle università svizzere nel loro impegno quotidiano di insegnamento e di ricerca, svolto soprattutto in regioni dove l’italiano non è la lingua principale del cantone. Sono obbligati a confrontarsi con una cultura diversa, a inserire le loro competenze in un quadro più ampio, a interrogarsi sempre sul valore e sul significato di quanto vogliono trasmettere. La crisi che ha investito le discipline umanistiche, considerate quasi un lusso superfluo, è anche più forte nel caso di lingue e letterature insegnate fuori dal loro luogo di appartenenza geografica. Tuttavia queste difficili condizioni di partenza, come mi è capitato più volte di ripetere ricordando proprio queste parole di Dionisotti, sono diventate stimoli fecondi piuttosto che limiti: obbligando l’Italianistica svizzera a un confronto continuo con le altre culture, in particolare con quelle di lingua francese e tedesca, e imponendole una vitale presa di coscienza del suo ruolo e della sua funzione in un più ampio orizzonte.15 Chiudo questo ricordo basileese di Dionisotti con un piccolo documento − certamente non compreso nell’archivio conservato a Messina − che mi ha accompagnato per tanti anni come un prezioso talismano. Si tratta di una cartolina illustrata che egli mi inviò il 2 novembre 1995, in risposta a un’altra che gli avevo spedito dalla Germania. La mia cartolina, che ovviamente non posseggo più, rappresentava un particolare del Marienaltar di Tilmann Riemenschneider, l’altare ligneo realizzato intorno al 1510 per la Herrgottskirche di Creglingen nel Baden-Württemberg (Fig. 31): vi erano raffigurati gli apostoli Pietro e Andrea, che si trovano a sinistra nella parte inferiore della scena (Fig. 32). Dionisotti mi rispose con un’immagine inglese (Fig. 13), tratta da una vetrata della cattedrale di Winchester, che rappresenta lo scrittore Izaac Walton (1593-1683) intento alla lettura, seduto ai piedi di un albero in un sereno paesaggio campestre. Sotto la figura compare il motto «Study to be quiet», tratto dalla sua opera The Compleat Angler, or the Contemplative Man’s Recreation (1653). Sul verso della cartolina (Fig. 14) c’era il commento a entrambe le immagini: un commento di poche, intense parole, ora in parte scolorite dal tempo, che nella loro densità epigrafica si potrebbero a loro volta lungamente commentare. Preferisco però dare voce a Dionisotti stesso, trascrivendo qui, integralmente, questo suo breve, intensissimo testo:16 Cara Mantonietta,
grazie del ricordo tedesco. Potrebbe essere un requiem − Noto la mano del giovane e bellissimo Andrea che regge e conforta Pietro − Poiché qui, fra le mani di Pietro, c’è un libro aperto che non serve più (che è il caso mio), ricambio con questa più moderna, nostra e pacifica immagine, dove il libro ancora serve (che è il caso suo) − E vorrei che a entrambi servisse il motto. C.D.

M. A. T.




Note

* Il presente saggio è nato da un intervento tenuto a Lugano presso l’Università della Svizzera italiana il 31 ottobre 2017 su invito di Carlo Ossola e Giacomo Jori, in occasione dell’inaugurazione del “Fondo Dionisotti” nella Biblioteca Universitaria di Lugano (Geografia e storia della letteratura italiana. Carlo Dionisotti e i suoi libri a Lugano, evento organizzato dall’Istituto di studi italiani e dalla Radiotelevisione svizzera di lingua italiana). torna su
1 Non avendo potuto partecipare alla cerimonia del Dies academicus il 25 novembre 1955, Einaudi ricevette solennemente il Dottorato il 22 maggio 1956: in quell’occasione tenne nell’Aula dell’Università il discorso Jean-Jacques Rousseau, la teoria della volontà e del partito guida e il compito degli universitari, pubblicato nello stesso anno presso Helbing und Lichtenhahn di Basilea, con una breve introduzione in latino del decano della facoltà Harald Fuchs. Sul rapporto di Einaudi con Basilea cfr. A. d’Aroma, Nel centenario della nascita. Un grande amico della Svizzera, in Id., Luigi Einaudi: memorie di famiglia e di lavoro, Ente per gli studi monetari, bancari e finanziari Luigi Einaudi, Quaderni di ricerche n. 16, Torino, 1975, pp. 242-371, in partic. pp. 349-65 (per il Dottorato cfr. pp. 364-65). Sul periodo svizzero si veda anche il toccante diario pubblicato postumo: L. Einaudi, Diario dell’esilio: 1943-1944, A cura di P. Soddu, Prefazione di A. Galante Garrone, Torino, Einaudi, 1997. torna su
2 L’archivio di Carlo Dionisotti, è depositato presso il CISU (Centro Internazionale di Studi Umanistici, http://portale.unime.it/cisu/), diretto da Vincenzo Fera, presso il Dipartimento di Civilta` antiche e moderne dell’Universita` di Messina. torna su
3 Un lavoro di ricostruzione storico-biografica già in Un maestro della letteratura: Carlo Dionisotti tra storia e filologia (1908-1998). Testimonianze, immagini, inediti e bibliografia a cura di R. Cicala e M. Ferrari, Novara, Interlinea, 2008. torna su
4 Cfr. il testo integrale qui al n. 14. torna su
5 Cfr. lettera di Joachim Latacz, del 7.6.1994, in C. Dionisotti, Un’Italia fra Svizzera e Inghilterra, A cura di M. A. Terzoli, Con un’intervista di F. Gimondi, Bellinzona, Edizioni Casagrande, 2002, pp. 35-36. Il testo è riprodotto qui al n. 3. torna su
6 Cfr. Dionisotti, lettera del 15.6.1994 a Joachim Latacz, ivi, pp. 37-38. Il testo integrale è riprodotto qui al n. 5. torna su
7 Testo qui al n. 2. torna su
8 Cfr. Id., Un’Italia fra Svizzera e Inghilterra cit., p. 41. Testo integrale qui al n. 15. torna su
9 Id., lettera del 14.6.1994 alla sottoscritta, ivi, pp. 39-40, la cit. è a p. 39. Cfr. testo integrale qui al n. 4. torna su
10 Cfr. lettera della sottoscritta a Dionisotti del 16.9.1994 (Fig. 6); testo qui al n. 6. torna su
11 «Dedico il libro, tardo pegno di riconoscenza e di affetto, a Giulia Gianella di Bellinzona e con lei agli amici tutti della Svizzera Italiana, che mi hanno aiutato a passare, avanti e indietro, la frontiera. Non soltanto quella che divide la Confederazione dalla Repubblica. Insieme, abbiamo discusso allegramente di cose che ci stavano a cuore, di cabbages and kings, e sempre abbiamo concluso in allegria le nostre contese» (Id., Appunti sui moderni. Foscolo, Leopardi, Manzoni e altri, Bologna, il Mulino, 1988, p. 8). Su questa amicizia si veda ora il carteggio C. Dionisotti − G. Gianella, Cabbages and kings. Carteggio (1966-1995), a cura di O. Besomi, Bellinzona, Edizioni del Cantonetto, 2017. torna su
12 Dionisotti, lettera del 3.12.1994 alla sottoscritta; cfr. testo integrale qui al n. 9. torna su
13 Cfr. Un’Italia fra Svizzera e Inghilterra cit.; l’intervista, con il titolo Incontro con Carlo Dionisotti, si legge ivi, pp. 43-66. torna su
14 Id., Un’Italia fra Svizzera e Inghilterra (conferenza), ivi, pp. 11-32, la cit. è alle pp. 30-31. torna su
15 Cfr. M. A. Terzoli, L’italianistica nelle Università svizzere e in particolare all’Università di Basilea, in L’italiano in Svizzera: lusso o necessità? Riflessioni giuridiche, culturali e sociali sul ruolo della terza lingua nazionale, Atti delle giornate di Basilea, 16-17 novembre 2012, a cura di M. A. Terzoli e C. A. Di Bisceglia, Bellinzona, Casagrande, 2014, pp. 69-83, in particolare pp. 69-72. torna su
16 Edito qui al n. 13. torna su



Materiali epistolari, dedica e documenti ufficiali

Trascrivo qui la corrispondenza con Carlo Dionisotti in mio possesso: lacunosa, come ogni carteggio, per lettere e cartoline non conservate, oltre che per le parti affidate a telefonate e a comunicazioni orali. Includo anche alcuni materiali epistolari e documenti ufficiali legati all’occasione del Dottorato honoris causa. Si avverta che il n. 1 è pubblicato in M. A. Terzoli, Con l’incantesimo della parola. Foscolo scrittore e critico, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2007, pp. 131-32); i nn. 3-5 e 15 in Dionisotti, Un’Italia fra Svizzera e Inghilterra cit., pp. 35-36, 39-40, 37-38, 41). Dei nn. 1-14 fornisco anche la riproduzione digitale (Figg. 1-15). Di altra documentazione relativa al Dottorato honoris causa, alla conferenza del 24 novembre 1994 e alla corrispondenza fornisco solo la riproduzione digitale (Figg. 16-33).

1. Lettera di Dionisotti a Terzoli del 26 aprile 1993 (Figg. 1.1, 1.2, 1.3, 1.4).
Lettera autografa su quattro facciate (cm. 15 x 18,5), su carta siglata «CD». Timbro postale «Varigotti (SV) / 27.4.1993». Busta indirizzata a «Prof. Maria Antonietta Terzoli / Romanisches Seminar / Universität Basel / Stapfelberg 7-9 / 4051 BASEL / SVIZZERA».

26-IV-93

Cara signora,

grazie dei Vestigi. Avevo visto l’annuncio editoriale, e conoscendo lei, potevo immaginare e desiderare la sostanza − Non l’eleganza della stampa, che fa prova, non inutile e gradita a questi chiari di luna, di un’Italia diversa da quella dello sfascio politico e sociale. Vengo alla sostanza che, come ho detto, corrisponde al mio ricordo di lei, dei nostri rari incontri, dei lavori suoi. Rilevo qui il riconoscimento della rilettura che Foscolo ha fatto della Perfetta poesia e la conseguente correzione e precisazione della tesi di Cian su F. erudito[.] Naturalmente, su Foscolo non si finirà mai di dubitare e discutere. E su quel soggiorno svizzero in ispecie − Il ritrovamento del terzo esemplare dei Vestigi ha importanza decisiva. Mi pare evidente che questo terzo è il primo, ossia che l’opera è nata per la donna giovane e vicina e straniera, non per la stagionata e lontana donna gentile che non aveva bisogno di imparare dove fosse il fiume Mincio − Naturalmente l’invio di una copia a Quirina doveva servire di occultamento e scusa dell’insensato spreco dei soldi da lei donati. Lo spreco resta e si aggiunge alle altre vergognose malefatte di quel soggiorno svizzero. Anche il terzo esemplare ha una coda di paglia, ossia di soldi. Foscolo era per natura e per abitudine bugiardo, ma quei versi di Pindemonte nella dedica a Matilde fanno pensare che nell’incontro a Berna si fosse dovuto contentare di tenerezze verbali (tenerezze negate, felicemente, allo straniero Stendhal: già aveva sperimentato, come straniero, il marito). Comunque Matilde è l’unica donna, che si sappia, alla quale Foscolo sempre carico di debiti, abbia prestato soldi (non suoi, beninteso: di Quirina). Ma a differenza di Foscolo, Matilde restituisce. Notevole donna, degna di un vero amore. Anche la svizzera Susetta, a giudicare del suo tardo ma vivido e rigido ricordo di Foscolo, non deve essere stata un’allieva docile. Né certo una donna facile. A parte le donne e le malefatte imperdonabili del soggiorno svizzero, resta e prevale su ogni altra considerazione il libro, l’importanza in quel momento, in quell’anno, di un disegno storico della poesia lirica italiana tutta, da Guittone a lui Foscolo, secondo la sola, inattuale, tradizione metrica del sonetto. Il recupero dell’erudizione letteraria di stampo settecentesco è più tardo, è a contatto con l’ambiente inglese e contro l’ignoranza e inverecondia dei nostri romantici. Ma i Vestigi segnano la svolta. Non credo che il giudizio sulla eccezionalità poetica, a Milano, di un Parini, importi un riferimento polemico a Monti − Semplicemente conferma il rigetto dell’ambiente milanese. Chi, come Monti, come lui Foscolo, non parla quel dialetto, può vivere a Milano cent’anni, ma non rappresenterà mai Milano. Avevo saputo da amici con gran piacere del suo trasferimento alla cattedra di Basilea − Brava. Auguri per il lavoro e per la vita dal Suo

Carlo Dionisotti


2. Lettera di Terzoli a Dionisotti del 4 giugno 1994 (Figg. 2.1, 2.2). Lettera autografa su due facciate (formato A4), su carta intestata «Romanisches Seminar / Universität Basel / Prof. Dr. Maria Antonietta Terzoli / CH-4051 Basel / Stapfelberg 7-9, Telefon 061/261 61 92 – Telefax 061/261 61 41».

[Basel, den] 4.VI.1994

Caro professore, La ringrazio molto di aver accettato il Dottorato honoris causa proposto dalla nostra Università. L’ultimo italiano che lo ha ricevuto è stato Eugenio Montale. Sono commossa che proprio Basilea (che è ormai la mia città d’adozione) abbia l’onore di riconoscere i meriti dello studioso che dà luce ai nostri studi e che è il maestro lontano e ideale di tutti noi. Qui Lei è atteso da molti: e con grande emozione anche dai miei studenti, che sui suoi libri e sui suoi saggi preparano i loro esami. Le mando il testo tedesco della Laudatio che Le ho letto al telefono: non dispongo ancora della versione latina (né erasmiana né ciceroniana), ma spero di potergliela mandare al più presto. Riceverà poi la comunicazione ufficiale dell’Università, ma intanto Le confermo che la data del Dies academicus è venerdì 25 novembre. Spero di poterla incontrare prima in Italia, se Lei è a Romagnano questa estate. La ringrazio ancora e le porgo i più rispettosi saluti

Maria Antonietta Terzoli

P.S. Non so se Einaudi Le ha mandato l’edizione delle Poesie di Gadda uscita in novembre: se non l’ha ricevuta La prego di farmelo sapere perché io possa mandargliene una copia. Ci terrei molto che Lei la vedesse.

3. Lettera di Joachim Latacz a Dionisotti del 7 giugno 1994 (Fig. 3). Lettera dattiloscritta su una facciata (formato A4), su carta intestata «Philosophisch-Historische Fakultät / Universität Basel / Dekanat: Petersplatz 1, CH-4003 Basel, Telephon 061/267 30 50». Firma autografa: «bin ich Ihr / Joachim Latacz».

Basel, 7. Juni 1994 JL/pz

Herrn
Prof. Dr. Carlo Dionisotti
44, West Heath Drive
GB-London N.W11.7.QH
England

Sehr geehrter Herr Kollege Dionisotti,
   ich habe die Ehre, Ihnen zu eröffnen, dass die Philosophisch-Historische Fakultät der Universität Basel beschlossen hat, Ihnen am diesjährigen Dies academicus, der am 25. November 1994 stattfinden wird, die Würde eines Doktors der Philosophie ehrenhalber zu verleihen. Darf ich Sie um baldige Mitteilung bitten, ob Sie diese Ehrung annehmen wollen?
Es wäre der Universität und der Fakultät eine grosse Freude, wenn Sie bei der akademischen Feier persönlich anwesend sein könnten. Das genaue Programm wird Ihnen zu gegebener Zeit vom Rektorat der Universität Basel zugestellt werden. Es ist meine Pflicht als Dekan, Sie darauf hinzuweisen, dass vor dem 25. November 1994 die vorgesehene Ehrung nicht publik gemacht werden darf. Dürfte ich Sie im Falle der Annahme bitten, uns in den nächsten Wochen einen Lebenslauf und acht Passphotos zukommen zu lassen. Mit verbindlichen Empfehlungen und dem Ausdruck meiner vorzüglichen Hochachtung
bin ich Ihr              
Joachim Latacz     
Prof. Dr. Joachim Latacz
d.Z. Dekan                     


4. Lettera di Dionisotti a Terzoli del 14 giugno 1994 (Figg. 4.1, 4.2).
Lettera autografa su due facciate (cm. 14,8 x 21), su carta intestata «44 West Heath Drive / London / NW11 7QH / Tel: 081-455 7462». Timbro postale « LONDON N.W. / 14 JUN / 1994». Busta indirizzata a «Sehr geehrte Frau Professor / Dr. Maria Antonietta Terzoli / Romanisches Seminar / Universität Basel / Stapfelberg 7-9 / 4051 BASEL / SWITZERLAND».

14-VI-94

Cara Prof. Dr. M.A.T.,

dopo lunga tenzone, se scrivere in italiano, inglese o tedesco (impossibile), ho scritto ora in italiano al Decano, ossia Preside, dal quale ho ricevuto la lettera ufficiale − Paulo minora. Sento ora il bisogno, rispondendo alla cara Sua lettera, di ritrovarmi su terreno solido, al mio livello, nell’aria mia, con anche un poco, incredibile e vero, di buon umore. Perché solo così, con affettuosa ironia, io posso fingermi maestro ideale, che di lontano fa luce. Non parliamo poi della ufficiale laudatio − Basta − Spero di vederla in novembre a Basilea − Meglio ancora se prima a Romagnano dove anche nello scorso maggio, come ogni anno, sono venuti a trovarmi amici svizzeri − Io dovrei esserci in agosto e settembre: 28078 Romagnano Sesia (Novara) tel. 0613-833772. Fino a tutto luglio qui −    Il Gadda quando ci vediamo.    Grazie di tutto − Auguri per il lavoro e per la vita −    Sempre Suo

Carlo Dionisotti



5. Lettera di Dionisotti a Joachim Latacz del 15 giugno 1994 (Fig. 5). Lettera dattiloscritta su una facciata (formato A4). Firma autografa: «Carlo Dionisotti». Nell’angolo superiore destro timbro di ricezione «EINGEGANGEN 20. Juni 1994», seguito da sigla autografa del decano («La»). Fotocopia inviata a M.A.T. il 28.6.1994. A questa lettera era acclusa una breve notizia biografica, riprodotta qui come Fig. 20.

44, West Heath Drive,
London, NW11 7QH
il 15 giugno 1994

Chiarissimo Professore e Preside,

Voglia scusare se, rispondendo alla Sua lettera del 7 giugno, mi servo della lingua che è per me la prima. Purtroppo non ho più la capacità che un tempo avevo, di corrispondere in lingua tedesca. L’incapacità è tanto più grave ora, dovendo rispondere a una proposta così inaspettata, importante e commovente. Ringrazio dunque la Facoltà Filologica e Storica dell’Università di Basilea per un onore che sento immeritato, ma che accetto e pregio come studioso di quell’umanesimo e rinascimento europeo che ha avuto in Basilea una delle sue città capitali, e come uomo anche, ossia come italiano figlio di madre svizzera e che ha avuto rapporti stretti con la Svizzera durante tutta la sua lunga vita. L’età grave non mi consente fiducia nel futuro, ma spero di poter essere a Basilea il 25 novembre. Accludo una mia notizia autobiografica e le fotografie. Il mio recapito estivo (agosto e settembre) è di regola in Italia: 28078 Romagnano Sesia (Novara).
   Devotamente Suo

Carlo Dionisotti



6. Lettera di Terzoli a Dionisotti del 16 settembre 1994 (Fig. 6). Lettera autografa su una facciata (formato A4), su carta intestata «Romanisches Seminar / Universität Basel / CH-4051 Basel / Stapfelberg 7, Tel. 061/25 61 92».

[Basel, den] 16.IX.1994

Caro professore, La ringrazio moltissimo di aver accettato di tenere una lezione a Basilea giovedì 24 novembre. È per noi un grande onore e un’emozione che Lei parli nella nostra università. E per i miei studenti sarà un’occasione memorabile di incontro. La Sua proposta di parlare della Sua esperienza di studioso, − e in particolare di studioso che si è occupato della nostra letteratura vivendo e lavorando fuori dai confini italiani − mi pare di assoluto interesse: anche di aiuto e di grande suggestione per il pubblico che avrà la fortuna di ascoltarla. Le sarebbe possibile farmi avere un titolo per fine ottobre-inizio novembre? Ancora grazie della Sua generosa disponibilità. Con i più rispettosi saluti

Maria Antonietta Terzoli


7. Lettera di Terzoli a Dionisotti del 5 novembre 1994 (Fig. 7). Lettera autografa su una facciata (formato A4), su carta intestata «Romanisches Seminar / Universität Basel / Prof. Dr. Maria Antonietta Terzoli / CH-4051 Basel / Stapfelberg 7-9, Telefon 061/261 61 92 − Telefax 061/261 61 41».

[Basel, den] 5 novembre 1994

Caro professore, Le confermo che è stata prenotata una camera doppia per le notti del 23, 24 e 25 novembre presso l’Hotel DRACHEN di Basilea (tel. 272 90 90) (Aeschenvorstadt 24, Postfach 4010 Basel). Se poi Lei volesse fermarsi anche la notte del 26 e ci fossero problemi per la camera (Basilea è città di fiere e mercati), mi permetto di proporle di accettare l’ospitalità a casa mia (Martinsgasse 18). Per quanto riguarda gli impegni “ufficiali” del giovedì Le ricordo qui il programma:
         10.15         Conferenza all’Università
         12 circa      Rinfresco
         13 circa      Pranzo al ristorante Kunsthalle (Steinenberg 7 − Basel − tel. 272 42 33)
         sera           Cena con il Console generale e alcuni colleghi (romanisti e storici)
         ore 20
Il 23 pomeriggio sarò all’aeroporto di Basilea (all’ora che Lei mi indicherà). La prego di scusare tutte le complicazioni organizzative. Con i più rispettosi ossequi

Antonietta Terzoli


8. Lettera di Dionisotti a Terzoli del 30 novembre 1994 (Fig. 8). Lettera autografa su una facciata (cm. 14,8 x 21), su carta intestata «44 West Heath Drive / London / NW11 7QH / Tel: 081-455 7462». Timbro postale « LONDON N.W. / 30 NOV / 1994». Busta indirizzata a «Prof. M.A. Terzoli / Martinsgasse 18 / 4051 BASEL / SWITZERLAND».

30-XI-94

Cara Mantonietta,

parentesi: DIONISOTTI conto corrente [numero e indirizzo del conto londinese] chiusa della parentesi A presto una copia della conversazione − Subito l’affettuoso ricordo del Suo

Carlo Dionisotti


9. Lettera di Dionisotti a Terzoli del 3 dicembre 1994 (Fig. 9). Lettera autografa su una facciata (cm. 14,8 x 21), su carta intestata «44 West Heath Drive / London / NW11 7QH / Tel: 081-455 7462». Timbro postale «LONDON 19. MLO / 4 DEC 1994». Busta indirizzata a «Prof. M.A. Terzoli / Martinsgasse 18 / 4051 BASEL / SWITZERLAND»; nel margine sinistro in alto: «Typescript / and letter».

3-XII-94

Cara Mantonietta,

eccole il testo della cicalata. In più ancora grazie. In più ancora un affettuoso augurio per il salto nella desinenza. Può guardare indietro con soddisfazione. Deve guardare avanti con fiducia − Del resto gli occhi sono gli stessi − E la treccia − Cordialmente sempre Suo

Carlo Dionisotti


10. Lettera di Dionisotti a Terzoli del 12 dicembre 1994 (Fig. 10). Lettera autografa su una facciata (cm. 14,8 x 21), su carta intestata «44 West Heath Drive / London / NW11 7QH / Tel: 081-455 7462». Timbro postale « LONDON N.W. / 13 (?) DEC / 1994». Busta indirizzata a «Prof. M.A. Terzoli / Martinsgasse 18 / 4051 BASEL / SWITZERLAND».

12-XII-94

Cara Mantonietta,

grazie della lettera e delle fotografie che mi aiutano a rivivere e rigustare singoli momenti − Anche Gorni me ne ha mandate tre − Vedo che lei è fotogenica: recto e verso con treccia − Sono di partenza per la Calabria, ma spero di tornare qui lunedì prossimo. Buona fine d’anno − Cordialmente sempre Suo

Carlo Dionisotti


11. Dedica di Dionisotti a Terzoli della ristampa di C. Dionisotti, Chierici e laici, Con una lettera di D. Cantimori, Novara, Interlinea, 1995 (Figg. 11.1, 11.2).
Romagnano Sesia    14-IX-1995 con affetto    augurale                     C. D.

12. Lettera di Dionisotti a Terzoli del 22 ottobre 1995 (Fig. 12). Lettera autografa su una facciata (cm. 15 x 20,5), carta azzurrina. Busta indirizzata a «Professor M.A. Terzoli / Martinsgasse 18 / 4051 BASEL / SWITZERLAND». Timbro postale «LONDON NORTH / 23 OCT / 1995».

22-X-95

Cara Mantonietta,

vuole dare lei recapito alla inclusa? È buona scusa per risvegliare in lei il ricordo di Romagnano e del suo

Carlo Dionisotti

Ho ricevuto il 2° Foscolo e l’errata corrige − Prima di partire da Romagnano ho avuto la visita di Gavazzeni e Isella − Troppo recente lei per [non] fare il tris − Ma volentieri la ricordo sola: auguralmente e con gratitudine accademica.

13. Cartolina di Dionisotti a Terzoli del 2 novembre 1995 (Figg. 13-14).
Lettera autografa sul verso di cartolina illustrata (cm. 10 x 15), rappresentante sul recto lo scrittore Izaac Walton intento alla lettura in un sereno paesaggio campestre (vetrata della cattedrale di Winchester, particolare). Busta azzurrina indirizzata a «Prof. M.A. Terzoli / Martinsgasse 18 / 4051 BASEL / SWITZERLAND». Timbro postale «LONDON NORTH / 2 NOV / 1995».

2-XI-95

Cara Mantonietta,

grazie del ricordo tedesco. Potrebbe essere un requiem − Noto la mano del giovane e bellissimo Andrea che regge e conforta Pietro − Poiché qui, fra le mani di Pietro, c’è un libro aperto che non serve più (che è il caso mio), ricambio con questa più moderna, nostra e pacifica immagine, dove il libro ancora serve (che è il caso suo) − E vorrei che a entrambi servisse il motto. C.D.

14. Lettera di Terzoli a Latacz (Antrag auf eine Ehrenpromotion), aprile-maggio 1994 (Fig. 15). Lettera dattiloscritta su due facciate (formato A4), su carta intestata «Romanisches Seminar / Universität Basel / Prof. Dr. Maria Antonietta Terzoli / CH-4051 Basel / Stapfelberg 7-9, Telefon 061/261 61 92 − Telefax 061/261 61 41». Firma autografa: «Maria Antonietta Terzoli».

An den Dekan der
Philosophisch-Historischen
Fakultät der Universität Basel
Herrn Dekan Prof. Dr. Joachim Latacz
Petersplatz 1
Postfach 1
4003 Basel

Betrifft: Antrag auf eine Ehrenpromotion

Sehr geehrter Herr Dekan,
   wie bereits mündlich angedeutet, gedenke ich einen Antrag auf eine Ehrenpromotion einzubringen. Sie soll die literatur-historische Lebensarbeit von Prof. Carlo DIONISOTTI aus Torino, Italien, würdigen und ehren. Der Kandidat ist einer der bedeutendsten Forscher der italienischen Literatur des 20. Jahrhunderts. Er ist für viele Generationen von Forschern und Intellektuellen eine Koryphäe und Vorbild eines humanistischen und moralischen Engagements.
   Die beilegenden Papiere enthalten eine kurze Biographie, das Schriftenverzeichnis und eine kurze Würdigung. Weitere Informationen möchte ich nachreichen.

Mit freundlichen Grüssen
Maria Antonietta Terzoli


Beilagen:
- Schriftenverzeichnis (seit 1973 nur eine Auswahl)
- kurze Biographie
- Würdigung
- Einige Zeitungsartikel über Prof. Dionisotti


15. Laudatio votata in Consiglio di Facoltà il 3 giugno 1994 e pronunciata durante la cerimonia del Dies academicus il 25 novembre 1994.

Die Philosophisch-Historische Fakultät der Universität Basel verleiht die Würde eines Doktors der Philosophie ehrenhalber an Carlo Dionisotti von Italien,
   der sich in seiner Tätigkeit als Interpret der italienischen Literatur einen ehrenvollen Namen in der gelehrten Welt erworben hat,
   der die Tradition der Studien des Humanismus ein Leben lang meisterhaft fortgeführt hat,
   und der sich in schwierigen Zeiten als Fürsprecher der Freiheit und als tapferer Kämpfer gegen engstirnigen Nationalismus und für die Einheit europäischer Bildung eingesetzt hat.

M. A. T.




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