9, 2015
 
Saggi    
 


Fabio Maggi

Dediche e lettere tra Carlo Emilio Gadda e Cesare Angelini*



Carlo Emilio Gadda (1893-1973) e Cesare Angelini (1886-1976), una singolare amicizia nel panorama letterario del Novecento italiano. La conoscenza tra i due scrittori comincia con l'invio autografo di Gadda del suo primo volume, La Madonna dei Filosofi,1 nell'aprile 1931. Il nome di Angelini compare in diverse riviste di letteratura, e Gadda, probabilmente, con la consueta discrezione, confida in qualche recensione dello scrittore pavese. Alla Madonna dei Filosofi, segue l'invio, sempre con dedica, del Castello di Udine.2 Sono i due testi di Gadda rimasti nella biblioteca angeliniana. Non sappiamo se ad Angelini siano pervenuti altri volumi gaddiani, anche per la sua nota "forma cristiana di regalo"3 nell'offrire libri a lui appartenuti. Nei fondi librari di Gadda risultano due volumi di Angelini, presso la Biblioteca del Burcardo di Roma (senza dedica autografa né postille): Manzoni4 e Notizie di poeti.5 Alle dediche si aggiunge un breve scambio di corrispondenza, circoscritto al periodo 1936-1940, dialogo epistolare che, seppure nella sua brevità, manifesta una sentita e reciproca stima. Di particolare interesse la lettera angeliniana del 6 agosto 1936, e l'accostamento delle pagine di Gadda agli scritti di Giovanni Boine. Significativa è anche la chiusura della missiva, nella quale Angelini scrive a Gadda un'interpretazione già ecumenica della Terrasanta, per la quale preparava il suo secondo pellegrinaggio (marzo 1937): «La Palestina è sempre nel sospiro… Troppi guai tormentano ancora quella terra né bella né brutta: santa». Le missive gaddiane testimoniano anche un incontro pavese tra i due scrittori. Di certo Angelini legge le pagine di Gadda nelle riviste letterarie di quegli anni, e un giudizio ammirato lo troviamo anche in una sua lettera a Giuseppe De Robertis, del 10 aprile 1940: Domenica sera mi son trovato con Bottai a un raduno milanese di (cosidetti) scrittori; ma ce n'era di veri (Linati, Gadda, Quasimodo, Ferrata, Solmi. Anche Bacchelli).6 In una delle tante redazioni7 di Primavera lombarda, compresa in Acquerelli (1948), Gadda è incluso da Angelini fra i tre "Carli" di Lombardia: Ma anche Manzoni era irriducibilmente lombardo, con quel suo romanzo dove la rinuncia alle pompe mondane della primavera è un fatto psicologico più che un dato cronologico. E dico anche di questi nostri minori, Carlo Dossi, Carlo Linati, Carlo E. Gadda, volti piuttosto alla sacra desolazione dell'autunno.8 Ma col passare del tempo, anche per Angelini, seppure lo scrittore milanese non rientri nelle sue letture predilette, Gadda non è più un "minore", e il suo nome non sarà più accanto agli altri due "Carli" nella redazione di Primavera lombarda raccolta in Questa mia Bassa (e altre terre) del 1970: Ma anche il Manzoni era inevitabilmente lombardo, con quel suo romanzo dove la assoluta rinuncia alle pompe nuziali della primavera è un fatto psicologico più che un dato cronologico. E dico anche di questi nostri minori, Carlo Dossi, Carlo Linati, volti piuttosto alla "sacra desolazione dell'autunno".9 Ne troviamo conferma anche nel saggio Carlo Dossi: [...] la lunga fatica di Dante Isella che, visceralmente sensibile ai valori stilistici e alle eredità lombarde, di recente lo ha aggiornato [Carlo Dossi] e fatto, per così dire, territorio suo; riconoscendogli una autentica funzione di caposcuola per l'efficacia dello stile con cui ha operato sul suo tempo e opera ancora sul nostro e su alcuni dei migliori; per esempio, su Carlo Emilio Gadda.10 Un po' più critica era la posizione angeliniana in una lettera a Enrico Falqui del 16 ottobre 1967: Caro Falqui, evviva la letteratura. Anche se Gadda non vorrebbe più sentirne nemmeno la parola.11 (Un giorno che Serra vide affisso ai muri della sua città l'annuncio d'una sua commemorazione carducciana, che incominciava: "Il letterato R.S. ..." si compiacque della parola come del titolo che lo legittimava a parlare del poeta.) E come intitoleremo, d'ora innanzi, i manuali di letteratura italiana dove si parla del Leopardi e del Foscolo, del Manzoni, e di Petrarca e perfino di Dante? Almeno ci lascino le parole per questi manuali e per questi autori in cui crediamo ancora.12 L'impronta serriana in Angelini non può non porsi sotto l'aureola, o all'insegna, della parola "letteratura". Gadda ricorda, con particolare riguardo, Angelini manzoniano, in un'intervista degli anni Sessanta ad Alberto Arbasino, Genius Loci: Due giovani occupano però la musa del Parini in due odi notevoli: l'undicenne Giancarlo Imbonati, futuro consorte in uno 'scandaloso concubinaggio' (come direbbe il Vescovo di Prato) con donna Giulia Beccaria vedova Manzoni. La quale poi compose per se stessa uno stupendo epitaffio funebre riferito da Don Cesare Angelini: "Giulia Manzoni | figlia di Cesare Beccaria | madre di Alessandro Manzoni". Senza titoli nobiliari, senza ricordare il marito, ma solo il padre e il figlio famosi; come in una interpretazione che dica: sono su questa terra come una creatura genetica che prende la vita dal Beccaria e la dà al Manzoni; il marito don Pietro è tutto quello che ho avuto dalla società, e di lui non m'importa nulla...13 Dal privato al pubblico, il rapporto tra i due autori si è dunque mantenuto, negli anni, solidale, d'attenzione reciproca, anche nel comune amore per Alessandro Manzoni.

 
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Un brano del Castello di Udine evidenziato a matita da Angelini


F. M.





Edizione delle dediche e delle lettere


1
[Gadda ad Angelini]

A Cesare Angelini | omaggio | di Carlo Emilio Gadda | Firenze, 14 aprile 1931.
Dedica autografa in C.E. Gadda, La Madonna dei Filosofi, Firenze, Edizioni di Solaria, 1931.

2
[Gadda ad Angelini]
Milano, 11 luglio 1936. XIV Carissimo Angelini, la sua fraterna ospitalità14 meriterebbe una lettera che meglio dicesse la mia gratitudine, e il piacere avuto nel conoscerla. Le scriverò nei prossimi giorni, ultimati certi lavori urgenti, e le manderò il mio volume.15 Ma non voglio tardare a mandarle un saluto, un grazie vivissimo per ciò che ha fatto per noi e per la gentilezza e bontà con cui ci ha accolto. Abbiamo abusato del suo tempo e rimane questo rimorso! Accolga l'espressione della mia più viva stima, e un riconoscente pensiero dal suo C.E. Gadda
Cartolina postale spedita a: «Per l'Illustre | Don Cesare Angelini | Seminario Vescovile | Pavia. | Seminario».

3
[Gadda ad Angelini]

A Cesare Angelini | con devota ammirazione | Carlo Emilio Gadda | Milano, 14 luglio 1936.
Dedica autografa in C.E. Gadda, Il castello di Udine, Edizioni di Solaria, Firenze, 1934. Sotto la dedica è riportato, a matita, di mano angeliniana, l'indirizzo milanese di C.E. Gadda: «via S. Simpliciano 2 | Milano».

4
[Gadda ad Angelini]
Genova, 30 luglio 1936
Pensione Rigatti
44 via S. Giuseppe
Caro Angelini, non so se questa mia la troverà ancora costì. Le ho scritto (un po' affrettatamente) e Le ho mandato il mio libro16 con preghiera di indulgenza. La ricordo con viva ammirazione e simpatia, Le rinnovo il mio grazie per la sua bontà e gentilezza, e Le auguro buon viaggio in Palestina.17 L'aff.mo
C.E. Gadda
Cartolina postale spedita a: «Per l'Illustre | Don Cesare Angelini | Seminario Vescovile | Pavia. | Seminario Vescovile».
Da: «Mittente: | C.E. Gadda. | Via S. Giuseppe 44 | Interno 10 | Pensione Rigatti. | Genova».


5
[Angelini a Gadda]
San Colombano al
Lambro
6.VIII.
1936.
Caro Gadda, appena ricevuto il suo libro18 e letto, volevo proprio scriverle una lettera lunga, per dirle tutta la fresca sorpresa provata innanzi a quelle sue pagine piene di tanta gagliarda novità. Non gliel'ho scritta, e ho fatto male. Oggi (sono da 10 giorni a S. Colombano al Lambro19 e ci resterò fino a fine d'Agosto) mi riesce più difficile determinare i particolari d'un mio giudizio, non avendo più il libro sotto gli occhi. Certo m'è rimasta l'impressione di un libro grande o, meglio, d'un libro in cui sono grandi cose, grandi pagine ricche di interiorità e di coscienza morale e di potenza stilistica. Grumi di poesia autentica e (nella prima parte) di movimenti epici. Penso al modo di vedere il paese o di descrivere i compagni di guerra. (Peccato che sian quasi tutti "letterati". Quanto più avrebbe donato la presenza di umili anonimi.) Chissà perché, nel leggere, pensavo con insistente richiamo agli scritti del Boine, scoppianti fuor da ogni sintassi come melograni dal guscio. Il Castello di Udine (non lo conoscevo che di titolo e per fama di premio, solitamente bugiarda) è un bel lavoro: degno d'un ingegnere poeta, dove il poeta prende la mano all'ingegnere e manda al diavolo il preciso archipenzolo. Caro Gadda, la ricordo con simpatia vivissima per la sua visita di luglio. In quattro, si faceva troppo rumore e io, di solito, non mi intendo che a due. Ma lei tornerà a Pavia, come à promesso, in settembre. Allora scopriremo Pavia e la sua anima romanica, e i suoi dintorni. Ma mi scriva in tempo, sempre al Seminario dove ho il mio recapito più sicuro e più rapido. La Palestina è sempre nel sospiro… Troppi guai tormentano ancora quella terra né bella né brutta: santa. Cordialm.
suo Angelini
Lettera spedita a: «Ingegnere Carlo Emilio Gadda | Via San Giuseppe 44 | Interno 10. Pensione Rigatti | Genova». La seconda parte dell'indirizzo è stata poi cassata e sostituita con: «presso Bo | Sestri Levante».

6
[Gadda ad Angelini]
Sestri Levante, 10 agosto 1936. XIV. Caro Angelini, molto gradita la Sua lettera, ma non doveva affaticarsi (in questo tempo che immagino di riposo o di sosta) a leggere e a scrivere. Le risponderò da Milano. Oggi Le mando un saluto affettuoso: ospite di Carlo Bo, la ricordiamo insieme. Il suo dev.mo
C.E. Gadda
Carlo Bo
Cartolina postale spedita a: «Per l'Illustre | Don Cesare Angelini | San Colombano | al Lambro. | (Lombardia.)».

7
[Angelini a Gadda]
Pavia, Almo Collegio Borromeo,20 29.IV.'40 Al caro Gadda perché si ricordi di venire a Pavia Angelini
Fausto Ardigò21
Cartolina illustrata spedita a: «Sign. | Carlo Emilio Gadda | Largo Rio de Janeiro 5 | Milano».

8
[Gadda ad Angelini]
9 Maggio [1940] Caro Angelini, sono riconoscente del saluto ed invito mandatomi da Pavia. Legato da impegni diversi, devo rimandare la sospirata gita a Pavia e penso che sarà per il giugno: preavviserò, comunque. Non voglio però disturbare il suo lavoro letterario, né il suo ufficio. La ricorda con devoto pensiero L'aff.mo Carlo E. Gadda. Cartolina illustrata spedita a: «Per l'illustre | Dott. Mons. Cesare Angelini | Preside del "Collegio Borromeo" | Pavia. | Collegio Borromeo».

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Note

* Desidero ringraziare, per le lettere di Carlo Emilio Gadda a Cesare Angelini, il Centro di ricerca sulla tradizione manoscritta di autori moderni e contemporanei dell'Università di Pavia, nelle persone del presidente Maria Antonietta Grignani e del direttore tecnico Nicoletta Trotta; per le dediche autografe di Gadda ad Angelini, la Biblioteca del Seminario Vescovile di Pavia, nelle persone del direttore don Giacomo Ravizza e del responsabile della Biblioteca Simone Pirola; per le lettere di Angelini a Gadda, l'Archivio Contemporaneo "A. Bonsanti" del Gabinetto scientifico letterario G.P. Vieusseux di Firenze, nelle persone del direttore Gloria Manghetti e di Fabio Desideri. Sono grato, per l'autorizzazione alla pubblicazione, ad Arnaldo Liberati, erede di Gadda; a Germana Pozzi Biroli, erede di Angelini. torna su
1 C.E. Gadda, La Madonna dei Filosofi, Firenze, Edizioni di Solaria, 1931. torna su
2 Id., Il castello di Udine, Firenze, Edizioni di Solaria, 1934. torna su
3 Così G. Prezzolini, nel suo Diario. 1942-1968, Milano, Rusconi, 1980, pp. 461-462: «27 settembre 1967. [...] Fra pochi giorni partiremo per fare visita ad Angelini […] La sua umanità si esprimeva nella forma cristiana del regalo. Non bisognava lasciarsi scappar dalla bocca che un libro, un monile, un ritratto era bello, perché te lo regalava». torna su
4 C. Angelini, Manzoni, Torino, Utet, 1942 (5a edizione, Torino, SEI, 1963). torna su
5 Id., Notizie di poeti, Firenze, Le Monnier, 1942 (2a edizione, ivi, 1944). torna su
6 Id., I doni della vita. Lettere 1913-1976, a cura di A. Stella e A. Modena, Milano, Rusconi 1985, p. 260. torna su
7 In merito, interessante lo studio di C. Repossi, Cesare Angelini, lo stile come storia, in Cesare Angelini nel 'tempo' delle amicizie, a cura di A. Stella, Pavia, Università degli Studi di Pavia, Centro di ricerca sulla tradizione manoscritta di autori moderni e contemporanei, Edizioni Tipografia Commerciale Pavese, 1996, pp. 35-62. torna su
8 C. Angelini, Acquerelli, Brescia, La Scuola Editrice, 1948, 2a edizione ampliata, ivi, 1950, p. 47. torna su
9 Id., Questa mia Bassa (e altre terre), Milano, All'Insegna del Pesce d'Oro, 1970, ultima edizione riveduta, a cura di A. Stella, ivi, 1992, p. 57. torna su
10 Id., Cronachette di letteratura contemporanea, Bologna, Boni, 1971, p. 214. torna su
11 Il "Corriere della Sera" dell'8 ottobre 1967, riporta, in due lettere, un dialogo pubblico tra Gadda e Goffredo Parise, dal titolo La fine della letteratura. Gadda, tra l'altro, scrive: «[…] Ti prego di notare che il termine "letteratura" è tra i pochi da cui aborrisco». Testi ora raccolti in C.E. Gadda − G. Parise, «Se mi vede Cecchi, sono fritto», a cura di D. Scarpa, Milano, Adelphi, 2015, pp. 262-266. Ad una probabile lettura delle pagine del "Corriere" si deve il riferimento angeliniano. torna su
12 C. Angelini, I doni della vita. Lettere 1913-1976, cit., p. 481. torna su
13 Pubblicata in A. Arbasino, Certi romanzi, Torino, Einaudi, 1977, pp. 351-371; poi in C.E. Gadda, «Per favore, mi lasci nell'ombra». Interviste 1950-1972, a cura di C. Vela, Milano, Adelphi, 1993, p. 109. torna su
14 La lettera fa riferimento a un incontro tra Angelini e Gadda, probabilmente nel Seminario Vescovile di Pavia. Da una missiva di Gianfranco Contini a Gadda del 31 luglio 1936: «Mi ha scritto di te con molta simpatia anche don Angelini». In G. ContiniC.E. Gadda, Carteggio 1934-1963, a cura di D. Isella, Milano, Garzanti, 2009, p. 53. Nell'archivio Contini, custodito presso la Fondazione "Ezio Franceschini" di Firenze, non è conservata questa lettera di Angelini. torna su
15 C.E. Gadda, Il castello di Udine, cit. torna su
16 C.E. Gadda, Il castello di Udine, cit. torna su
17 Il secondo pellegrinaggio di Angelini in Terrasanta sarà per il marzo-aprile 1937. Il primo era stato nel dicembre-gennaio 1932-1933. torna su
18 C.E. Gadda, Il castello di Udine, cit. torna su
19 A Valbissera, sulle colline intorno a San Colombano al Lambro, era sita una Villa che ospitava studenti e insegnanti del Seminario Vescovile di Pavia. torna su
20 Dal 1939 al 1961 Angelini è rettore dell'Almo Collegio Borromeo di Pavia, uno dei più antichi collegi universitari d'Italia, fondato da Carlo Borromeo nel 1561. torna su
21 Fausto Ardigò (1911-1944), alunno del Collegio Ghislieri di Pavia, laureato nel 1932, docente di Diritto commerciale comparato. Coinvolto negli eventi bellici, morì prigioniero di guerra negli Stati Uniti. Intrinseco di letteratura, fu in amicizia, tra gli altri, con Angelini, Gadda e Contini cfr. C. Angelini, De profundis per Fausto, in Questa mia Bassa (e altre terre), cit., pp. 207-211; G. Contini, Fausto Ardigò, in «Quaderni dell'Almo Collegio Borromeo. Saggi di umanismo cristiano», gennaio 1946, N. 1, pp. 86-90, poi incluso in G. Contini, Amicizie, Milano, Libri Scheiwiller, 1991.torna su