La dedica di Cristoph Martin Wieland a Idris. Ein Comisches Gedicht in fünf Gesänge
a cura di Nicola Ribatti
1. Cristoph Martin Wieland (1733-1813), tra i maggiori rappresentati della Aufklärung tedesca, compose il poema in versi Idris tra il 1766 e il 1767, periodo in cui ricopriva la carica di Kanzlerdirektor. In quegli anni, Wieland propose i primi cinque canti dell'Idris1 unitamente al poema Musarion all'editore Orell Gessner di Zurigo, auspicando la loro pubblicazione, insieme con i Racconti comici già apparsi precedentemente, in una nuova edizione delle sue opere intitolata Komische Gedichte des Herrn W. L'autore si impegnava altresì a inviare in seguito la continuazione dell'Idris e altre opere da includere nei volumi successivi. L'editore rifiutò tale proposta, costringendo Wieland a rivolgersi a Friedrich Justus Riedel, dell'università di Erfurt, cui inviò alcune strofe del poema. Riedel, attraverso l'intermediazione di Christian Felix Weisse, riuscì a contattare l'editore Reich, ma, in questa fase, fu lo stesso Wieland a tirarsi indietro.
Nella primavera del 1768 un primo estratto dell'opera, intitolato Idris, ein komisches Gedicht, apparve nel primo volume della Deutsche Bibliothek der schönen Wissenschaften curata da Christian Adolph Klotz. Poco dopo una pubblicazione non autorizzata fece uscire, non autorizzate, le prime 48 stanze del primo canto sulla rivista «Unterhaltungen» (1768). La prima edizione integrale del poema apparve nel novembre del 1768 a Lipsia, presso l'editore Weidmanns Erben und Reich, con il titolo Idris. Ein Comisches Gedicht in fünf Gesänge, corredato di una lunga dedica a Riedel (An Herrn P.[rofessor] R.[iedel] in E.[rfurt]). L'opera venne poi rielaborata e pubblicata con il nuovo titolo Idris und Zenide. Ein romantisches Gedicht in 5 Gesängen nel sesto volume delle Gedichte auserlesen (1785 e 1792) e, infine, nel volume XVII delle Sämtliche Werke (1798). Nel 1772, Wieland trasformò il quinto canto in un balletto eroicomico dal titolo Idris und Zenide, che venne messo in scena nello stesso anno a Weimar.
Il poema narra le avventure di Idris, un cavaliere idealista e visionario, innamorato della regina delle fate Zenide, condannata da un sortilegio all'incapacità di amare. Seguendo le indicazioni di un oracolo, Idris intraprende un viaggio allo scopo di salvarla, cercando di risvegliare in lei la capacità di amare grazie a un bacio. Prima di giungere alla meta, Idris dovrà affrontare numerose prove iniziatiche e confrontarsi con Itifall, figura libertina ed epicurea, anch'egli attratto da Zenide ma mosso da motivazioni puramente sensuali. Le vicende di Idris e Itifall si intrecciano poi con episodi fiabeschi e digressioni filosofiche. Il poemetto assume così i tratti di una favola filosofica sull'amore: Idris e Itifall incarnano poli opposti: quello ideale e quello sensuale. Wieland, attraverso il confronto tra questi due personaggi, intende mostrare come il vero amore si basi sull'equilibrio armonioso tra idealità e corporeità.
Per quanto concerne il genere letterario, l'Idris si presenta come un'opera ibrida, che combina elementi provenienti da diversi generi letterari. Da un lato Wieland si rifà ai modelli del Furioso di Ariosto e dei Facardins di Emilton, esplicitamente citati nella dedica a Riedel. Da queste opere l'autore riprende gli elementi epico-cavallereschi, l'ironia, l'interesse per il fiabesco e il metro (l'ottava ariostesca). In questo senso, il poema anticipa quel gusto romantisch, inteso come interesse per il magico e il meraviglioso, che caratterizzerà la successiva Romantik tedesca. Nello stesso tempo, l'Idris può essere letto come un poema filosofico, ricco di riflessioni sulla natura dell'amore e di inserti metanarrativi sulla finzione letteraria. Il poema presenta inoltre tratti riconducibili al Bildungsroman, anche se in forma versificata. L'itinerario del protagonista, caratterizzato da numerose prove e disillusioni, si configura come un percorso di formazione e di perfezionamento interiore. Inoltre, lo stesso autore, sempre nella dedica a Riedel, affermerà che scopo della letteratura è istruire attraverso il diletto. L'Idris si presenta pertanto come un'opera di transizione, in cui convivono istanze razionalistiche e pedagogiche tipiche della Aufklärung insieme con temi che saranno cari alla Romantik.
2. La dedica a Friedrich Justus Riedel compare nell'edizione del 1768 nella forma di un Widmungsbrief e sarà omessa da Wieland nelle edizioni successive delle sue opere da lui stesso curate.
La dedica rappresenta un'importante testimonianza dell'evoluzione dei rapporti tra intellettuale e potere negli ultimi decenni dell'Ancien Régime.2 Lo scrittore era solito rivolgersi a una figura di rango elevato (sovrani o prelati) allo scopo di ottenere protezione, prestigio o sostegno economico. Wieland, con la dedica del poema Idris, si discosta da questa consolidata tradizione poiché non si rivolge a un aristocratico, bensì a un esponente della borghesia colta, Friedrich Justus Riedel, definito esplicitamente come «mein Freund». Si tratta di un cambiamento significativo: la dedica si emancipa dall'ambito del potere politico ed economico per collocarsi nella dimensione privata, fondata sull'amicizia e sulla reciproca stima personale. Tale cambiamento riflette i valori della Aufklärung, che privilegiava i legami basati sulla ragione, sull'affinità intellettuale e sulla reciproca stima. Non a caso, nel Settecento si diffondono circoli letterari, salotti e accademie in cui l'amicizia diviene la base delle relazioni sociali. Rivolgere una dedica a un amico equivale, in questo contesto, a celebrare l'affinità elettiva tra due persone. Tale gesto, tuttavia, non si limita a essere un omaggio personale, esso equivale anche ad affermare che la vera approvazione di un'opera letteraria può provenire solo da coloro che condividono i medesimi valori e interessi, vale a dire da un pubblico di «Kenner», di «:conoscitori» interessati e competenti. La dedica di Wieland riflette dunque gli importanti mutamenti sociologici del mercato letterario a fine Settecento, in cui la figura del mecenate aristocratico viene sempre più sostituita da un pubblico borghese colto e autonomo. La legittimazione dell'opera viene sancita non più dalla gerarchia sociale, ma dalla competenza di un vasto pubblico borghese e intellettualmente attrezzato. Ed è proprio il favore di tale pubblico che Wieland cerca di cogliere attraverso la mediazione della figura di Riedel.
3. L'edizione di Idris qui riprodotta è presente nella Münchener Digitale Sammlung.3 Al frontespizio anonimo (c. n.n., ma [1r]) segue la dedica An Herrn P. R. in E. [2r].
Note
1 Per le vicende editoriali dell'opera seguo J. Heinz (Hg.), Wieland-Handbuch: Leben - Werk - Wirkung, Stuttgart, Metzler, pp. 213-15. 
2 Cfr. G. Schramm, Widmung, Lehre und Drama: Untersuchungen zu Form und Funktion ausgewählter Buchwidmungen im 18. Jahrhundert, Hamburg, Kovač, 2003, pp. 559-97. 
3 https://www.digitale-sammlungen.de/en/view/bsb10123344?q=%28wieland+idris%29&page=6,7 
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N.R.