7, 2013
 
Saggi    
 
Abstract


Luca Tosin

Su alcune lettere figurate delle cinquecentine italiane



Di evidente derivazione dalla tradizione miniaturistica dei codici manoscritti, anche le lettere iniziali stampate nel Cinquecento possono presentare la caratteristica di essere soltanto "figurate" oppure "parlanti", per usare un termine così spiegato da Franca Petrucci Nardelli: «Perché possa essere così definita un'iniziale dovrebbe avere un rapporto acrofonico con la decorazione figurata ad essa connessa».1 Si può dire che è "parlante" la lettera S con cui inizia il prologo de Lo scudo della fede2 raffigurante Sansone mentre abbatte il tempio dei Filistei [1], al contrario della A posta all'inizio della nona novella della prima giornata del Decamerone3 [2], che non è riconducibile alla scena rappresentata. In entrambi i casi un corredo più o meno ampio di iniziali figurate impreziosiva il "prodotto" libro, al pari di elementi paratestuali quali l'antiporta, il frontespizio, la marca tipografica, le illustrazioni. Questi elementi nel corso del tempo vennero trasformati, si evolsero, si arricchirono «secondo un itinerario che ha visto radicarsi alcune costanti, affermarsi alcune peculiarità generali ed evolversi talune caratteristiche in relazione alle tipologie dei contenuti presenti nei diversi manufatti».4 Se le iniziali xilografiche potevano anche assolvere alla funzione di aiutare la memorizzazione,5 costituivano un valore aggiunto all'opera stampata in considerazione anche dei costi che dovevano essere sostenuti per la loro realizzazione. Infatti da un campione esaminato di circa quattrocento libri stampati nel Cinquecento in Italia, emerge che poco più della metà (60,96%) contiene almeno una lettera figurata: una minor parte di questi (103 libri su 253, pari al 40,71%) ha esclusivamente iniziali iconografiche, nei restanti compaiono anche capilettera portanti caratteri scolpiti all'interno di fregi, motivi floreali, mascheroni, ma anche maschere "factotum", cioè «matrici iconiche con al centro uno spazio vuoto, in pratica delle vere e proprie cornici che circondano la lettera tipografica iniziale - normalmente maiuscola e in corpo tipografico più grande rispetto al testo - e che si possono applicare intorno a qualsiasi lettera dell'alfabeto».6 È significativo che - soprattutto quando il libro ne conteneva una sola - la lettera figurata fosse posta nelle prime pagine, contribuendo così ad aumentarne il pregio. È altresì indicativo dell'importanza data a questi caratteri il fatto che, sempre sul totale del campione esaminato, il 7,47% dei libri abbia (o in alcune pagine, o nella sua totalità) uno spazio vuoto che il tipografo teneva libero nella forma per alloggiarvi, in un momento successivo, il blocco di legno inciso7 che, al momento della composizione, non era evidentemente disponibile; poi, per i più diversi motivi, tra cui non ultimo la necessità di far uscire rapidamente dai torchi il libro, le pagine venivano stampate prive di questo importante elemento decorativo. Come già accadeva per i caratteri, anche queste miniature potevano essere oggetto di prestito tra stampatori; tale uso promiscuo sembra possa essersi verificato per la descrizione grafica del suicidio di Aiace, che appare ne I discorsi del Mattioli8 e nel Della guerra di campagna di Roma9 [3], o la caduta di Fetonte che, colpito dalla folgore lanciata da Giove, precipitò dal carro rovesciato nell'Eridano10 [4]: entrambe le iniziali parlanti, oltre a essere della stessa dimensione, risultano sovrapponibili. Anche il subentro nella conduzione della tipografia a seguito di acquisto o per il conferimento in società della stessa, oltre che per successione ereditaria, comportava il passaggio della attrezzatura, tra cui le serie più o meno complete di lettere figurate, come accadde per Girolamo Bartoli, tipografo attivo prima a Pavia, quindi a Genova fino alla morte avvenuta nel 1591; a lui subentrarono i nipoti, figli di Pietro e Traiano Bartoli, che pochi anni dopo la morte del nonno Girolamo (1597), cedettero la tipografia a Giuseppe Pavoni. L'iniziale parlante C [5] raffigurante Caco che ruba i tori dalla mandria di Eracle tirandoli per la coda, così che camminando all'indietro non lasciassero tracce, illustrata a p. 76 degli Statutorum civilium reipublicae Genuensis stampati a Genova nel 1589 da Girolamo Bartoli è identica a quella stampata a p. 40 de Gli annali di Genova, pubblicati nel 1597 dagli Eredi di Girolamo Bartoli.11 Giuseppe Pavoni a sua volta usò la stessa iniziale parlante Q [6],12 raffigurante Quirino armato di lancia su un destriero, che pochi anni prima era stata utilizzata dagli Eredi Bartoli per la stampa dell'Istorie di Genova del Foglietta,13 e, a distanza di dieci anni da quando venne utilizzata da Girolamo Bartoli,14 si ritrova la lettera parlante H [7], che propone l'episodio dell'uccisione di Abele da parte di Caino, nei Discorsi politici di Paolo Paruta stampato da Pavoni, aventi entrambe le stesse dimensioni (cm. 6 x 6).15 Già agli inizi del secolo alcuni tipografi dell'area veneziana, tra cui Peter Liechtenstein, Cesare Arrivabene e Melchiorre Sessa avevano usato, insieme ad altri capilettera non figurati, anche iniziali graficamente elaborate, di cui alcune riferibili ad argomento religioso, come la Natività usata da Liechtenstein16 [8] e quella stampata dal Sessa [9],17 mentre un uomo in preghiera [10] compare racchiuso nella lettera A, lettera che non appartiene alla stessa serie della P [8], per stile e dimensioni, pur se impressa nel medesimo libro;18 la P della figura 11 forse potrebbe suggerire (si evidenzia la forma dubitativa) un profeta benedicente; in questo caso sarebbe "parlante".19 Accanto a queste iniziali di grande formato e, almeno tra i libri presi in esame, usate molto raramente, altre meno elaborate e di minore dimensione appaiono ripetute nello stesso testo e in più opere. Sono state rinvenute soprattutto nei volumi stampati nei primi decenni del Cinquecento, tra gli altri, da Cesare Arrivabene20 [12 - 15], da Melchiorre Sessa21 [16 - 18], da Bernardino Benali22 [19 - 20]. Pochi decenni dopo ci fu l'intervento illustrativo operato da Gabriele Giolito de Ferrari specie nel caso di testi estesi, come l'Orlando Furioso, che «rivestiva non solo il semplice ruolo di decorazione, ma anche di scansione della lettura. Ad esso affiancò la serie dell'alfabeto mitologico che con le sue lettere parlanti diede inizio a una vera e propria voga tipografica»,23 tanto che vi trassero ispirazione incisori e stampatori per tutto il secolo, pur trattando anche altri argomenti, dalla religione agli aspetti della vita quotidiana, alla caccia, agli animali. Alcuni soggetti mitologici nel tempo furono elaborati in maniera non dissimile gli uni dagli altri (come avvenne per la lettera Q di Quirino o la A di Aiace), altri subirono una più libera interpretazione personale. La lettera figurata I di Iuno (Giunone), pur sempre simboleggiando la dea assisa sul carro trainato da due pavoni, venne rappresentata sospesa nel cielo, irradiante raggi di luce, nei Cento giuochi liberali e d'ingegno24 [21], mentre è seduta sul cocchio trainato dai pavoni dalla lunga coda nel trattato storico Della guerra di campagna di Roma25 [22]; Giunone appare avvolta da raggi di luce nel Ragionamento di Luca Contile26 mentre sovrasta, col suo cocchio, terreni coltivati e una casa [23]; nel Tractatus bannitorum27 con la corona in capo Iuno è raffigurata con le briglie nella mano destra, mentre con la sinistra tiene lo scettro [24]. Non pochi furono i soggetti mitologici trasferiti nei capilettera, anche se con varianti minime, nel corso del secolo da molti incisori e utilizzati in particolare nelle tipografie del Nord Italia: oltre quelli che propongono le leggende già viste di Quirino, Giunone e Caco, frequente risulta l'iconografia riguardante l'unione di Zeus sotto forma di cigno con Leda o il dio Nettuno che sulle onde spumeggianti guida con in mano il tridente il cocchio trainato dai cavalli, e ancora l'amore di Zeus per la principessa di Argo, Io. Non tutti i personaggi della mitologia sono stati effigiati in egual misura, almeno stando alle risultanze emerse dal campione preso in esame. Alcuni compaiono con minor frequenza, come Ganimede [25], raffigurato nella lettera parlante G mentre viene trasportato in alto dall'aquila mandata da Zeus;28 Icaro, mentre si trova di fronte all'ingresso del labirinto dal quale, solo con l'aiuto di ali di cera, potrà uscire29 [26]; Scilla, figlia del re di Megara, che innamoratasi di Minosse che cingeva d'assedio la città, gli offrì la ciocca dorata di capelli che aveva tagliato al padre e che lo rendeva invincibile, in cambio del suo amore30 [27]; infine Ercole (Heracle) ripreso mentre tenta di portare a compimento la sua seconda fatica colpendo l'Idra31 [28]. Altre immagini parlanti sono legate ai miti e alla storia di Roma: da Enea, ritratto mentre fugge da Troia in fiamme portando sulle spalle il padre Anchise32 [29] alla lupa che allatta Romolo e Remo33 [30], a Lucrezia che, dopo aver subito violenza da parte del figlio di Tarquinio il Superbo, Sesto, si uccide col pugnale34 [31]; da Attilio Regolo che, non volendo convincere il Senato romano ad arrendersi a Cartagine, viene fatto rotolare da un'altura in una botte irta di chiodi35 [32], a Cleopatra che prima dell'arrivo di Ottaviano e per evitare l'umiliazione della sconfitta, si fa mordere dal serpente36 [33]. Ancora con riferimento al campione dei libri presi in esame si rileva come le iniziali figurate che traggono ispirazione dal mondo della mitologia siano state utilizzate specialmente nelle tipografie dell'area veneta - lombarda - emiliana nella misura del 75,19%, fatto 100 il totale delle icone di questo genere; la restante percentuale riguarda Genova (8,52%), Firenze (4,81%), Torino, Roma e Napoli, col 3,33% ognuna, infine Pesaro (1,48%). Nel caso delle lettere iniziali appartenenti ad altri ambiti, come quelle che illustrano il vissuto quotidiano, si ha un ampliamento geografico della platea di utilizzatori: ferma restando la supremazia del Nord - Est pari al 69,29% (fatto 100 il totale delle immagini riguardanti le attività dell'uomo e la vita quotidiana), emergono in particolare Roma (8,66%) e Napoli (14,96%). Le iniziali che illustrano la Bibbia e la religione risultano impiegate su di un ancor più ampio territorio, con una riduzione, fatto 100 il totale delle lettere prese in esame, di utilizzatori nell'area veneta pari al 43,90%; al contrario emergono Napoli (18,29%), Firenze (14,63%), Torino e Roma (7,32% ognuna), Genova (6,10%) e Palermo (1,22%). Come per molte delle lettere figurate che trattano della mitologia la fonte cui si ispirarono gli incisori fu la letteratura classica, così per l'ambito religioso la Bibbia e i Vangeli fornirono lo spunto per illustrare i capilettera, come questa grande icona [34] stampata da Girolamo Bartoli sugli Statutorum ciuilium reipublicae Genuensis:37 «Allora la donna vide che l'albero aveva frutti buoni da mangiare, era gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch'egli ne mangiò» (Gen. 3, 6). Di dimensioni inferiori (cm. 3,2 x 3,2) l'iniziale usata nel Decamerone da Filippo e Giacomo Giunta38 pone in maggiore evidenza il serpente attorcigliato intorno all'albero di mele mentre Adamo ed Eva stanno mangiando il frutto proibito [35]. Altro soggetto biblico usato per il capolettera figurato H per Habele (già visto in fig. 7), come per l'iniziale C (per Caino) è l'episodio che riguarda il primo fratricidio dell'umanità: «... e quando furono in campagna Caino si scagliò contro Abele, suo fratello, e lo uccise» (Gen. 4, 8). Entrambe le lettere xilografiche proposte evidenziano il vigore e la brutalità dell'agricoltore armato, nella prima immagine, di un bastone [36]39 e nella seconda (lettera non congruente col soggetto trattato) di un attrezzo simile a una roncola [37].40 Sebbene sia rappresentata una scena altrettanto violenta, ben diversa è quella incisa nelle lettere parlanti A che propongono l'episodio in cui venne messa alla prova l'obbedienza di Abramo (Gen. 22, 2): una violenza imposta da Dio, ma fermata all'ultimo dall'intervento dell'angelo che, nel primo caso, giunge dal cielo verso cui volge lo sguardo il padre di Isacco [38],41 mentre nel secondo trattiene fisicamente la mano del patriarca armata di coltello e già levata per colpire il figlio [39].42 Sviluppata dagli incisori in maniera abbastanza uniforme e senza particolari differenziazioni fu la consegna delle Tavole della Legge a Mosè: le iniziali parlanti rinvenute nel campione di libri esaminati sono tutte riferite alla lettera M, iniziale di Mosè, raffigurato in piedi dopo aver ricevuto «le due tavole della testimonianza: tavole di pietra scritte col dito di Dio» (Es. 31, 18), come appare ne La cronica carmelitana stampata dal Bazachi43 [40], e in quella stampata a pagina 50 nel Della espugnatione, et difesa delle fortezze del Busca,44 in cui Mosè è ritratto frontalmente [41]. Di formato più piccolo (cm. 3,1 x 3,1 ) è la iniziale parlante M [42] usata dal veneziano Francesco De Franceschi45 che appare identica e perfettamente sovrapponibile a quella successivamente usata nella Pirotechnia del s. Vannuccio Biringuccio46 e, ancor più tardi, a Rimini da Giovanni Simbeni per la stampa de Il vermicello dalla seta.47 Anche i profeti furono oggetto di rappresentazione nei tratti che più li caratterizzano: Baruc, discepolo e segretario di Geremia, soffrì con lui il carcere e con lui fu condotto a forza in Egitto; subì poi l'esilio in Babilonia, dove scrisse il suo libro. Nella iniziale parlante [43], tratta dalle Lettere del Mutio Iustinopolitano stampate a Firenze48, il profeta tiene nella destra il suo libro mentre con l'indice della sinistra sembra indicare «la terra promessa [da Dio] con giuramento» (Bar. 2, 34). Nell'immagine parlante [44] tratta dalla Esposizione sopra l'orazione di Gieremia profeta49 Daniele, accusato dai suoi avversari, si trova nella fossa dei leoni dove era stato fatto gettare dal re Dario (Dn. 6,17). Come già per Baruc, il profeta Osea [45], all'ombra di un albero, regge con la destra un libro e con la sinistra sembra esortare a ritornare «al Signore e ditegli / Perdona ogni iniquità» (Os. 14, 3).50 Giona (Ionah) [46], il quinto dei profeti minori, è raffigurato mentre prega sulla riva prima che «un gran pesce [lo] inghiottisse, e Giona stette nel ventre del pesce tre giorni e tre notti» (Gn. 2, 1).51 L'arcangelo Gabriele fu inviato da Dio in una città della Galilea chiamata Nazaret, a una vergine, promessa ad un uomo di nome Giuseppe, della casa di Davide. Il nome della vergine era Maria. L'angelo, entrato presso di lei, le disse: «Ave, o piena di grazia, il Signore è con te! [...] Ecco, tu concepirai nel tuo seno e darai alla luce un figlio, che chiamerai col nome di Gesù» (Lc., 1, 26-31). La bella lettera figurata T stampata da Antonio Blado [47], quantunque non congruente con quanto effigiato, fa riferimento all'evento descritto da Luca, con l'angelo che porta un lungo fiore e Maria che, inginocchiata, ascolta il messaggio.52 Un simile soggetto appare (pur non essendo un capolettera) diviso in due parti nel frontespizio delle Constitutioni dei frati minori stampato da Gabriele Giolito:53 alla sinistra del cartiglio collocato in alto ("Nel nome del N. S. Iesv Christo") è posto in un riquadro un angelo che tiene in mano un fiore, alla destra c'è la Madonna inginocchiata in preghiera. La Natività e Gesù infante, al contrario dell'Annunciazione di cui è stato trovato solo questo esempio nel campione di cinquecentine preso in esame, vennero trattati oltre che in maniera molto elaborata [figg. 8 e 9], anche in più semplici forme, come quella usata per la lettera non parlante C [48] nell'opera di Arnaldo Albertini, Tractatus de agnoscendis assertionibus catholicis et haereticis, stampata in Palermo da Giovanni Matteo Mayda nel 1555, e raffigurante la Madonna con Gesù bambino in braccio,54 o ancora nella lettera D [49], di formato leggermente inferiore, che appare nelle citate Constitutioni.55 Nei libri oggetto di questa ricerca sono state rinvenute altre lettere che traggono ispirazione da episodi narrati nei Vangeli: una propone l'allontanamento [50]56 e il ritorno [51]57 del figliol prodigo (Lc. 15, 11-13 e 15, 20-24), le restanti episodi della vita di Gesù. «Un uomo aveva due figli. Or, il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte dei beni che mi spetta [...] Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, messa insieme ogni cosa, se ne partì per un paese lontano e là scialacquò tutto il suo patrimonio». Ridottosi a mangiare il cibo dei porci, il giovane «rientrato in sé stesso, disse: [...] Mi alzerò e andrò da mio padre [...] Lo vide il padre, mentre era ancora lontano, e ne ebbe pietà; allora correndogli incontro gli si gettò al collo e teneramente lo baciò». L'episodio narrato da Giovani (Gv. 4, 6-7) che vede la Samaritana stupita dalla richiesta fatta da Gesù di attingere acqua dal pozzo perché possa dissetarsi, è oggetto della lettera parlante S [52]. Questa icona parlante, identica per soggetto e dimensioni (cm. 5,5 x 5,5), si trova utilizzata da due tipografi di Napoli a distanza di non molti anni, Giuseppe Cacchi58 e Giovanni Battista Cappelli,59 e più di un decennio dopo dai fiorentini Eredi di Giacomo Giunta.60 Un altro episodio della vita di Gesù, la cacciata dei mercanti dal Tempio (Lc. 19, 45-46), appare nella lettera figurata G [53], che venne utilizzata sia da Giuseppe Cacchi61 che da Giorgio Ferrari; abitando entrambi nella città di Napoli e non essendo trascorsi troppi anni dalla pubblicazione dei libri in essi contenuta, è presumibile che questa incisione sia stata oggetto di scambio o di prestito tra i due tipografi: entrambe le lettere, oltre che a essere identiche per dimensioni (cm. 5,5 x 5,5) sono perfettamente sovrapponibili. In occasione della stampa de Le vite de i re di Napoli62 Cacchi utilizzò l'iniziale F [54] raffigurante Maria mentre lava i piedi a Gesù, seduto a tavola in casa di Marta (Lc. 10, 38). Anche la passione, morte e resurrezione di Gesù offrì diversi spunti agli incisori. La sua cattura («Or, mentre ancora parlava, subito arrivò Giuda, uno dei Dodici, accompagnato da una gran turba armata di spade e di bastoni»: Mc. 14, 43) è ben espressa nell'icona [55],63 sebbene questa mostri particolari segni di usura, come anche molti altri legni incisi appartenenti alla stessa serie usati da Cacchi nel De rimedi naturali, nessuno dei quali comunque sembra appartenere alla categoria delle lettere parlanti, forse con esclusione della lettera G [53] che potrebbe rappresentare l'iniziale di Gesù. Due iniziali parlanti, usate dai veneziani Girolamo Scoto64 [56] e Gabriele Giolito De Ferrari65 [57], riguardano l'antica tradizione che narra l'evento miracoloso accaduto durante la salita del Messia al Calvario: dopo che una donna, Veronica, si era fermata per asciugarne il sudore dal volto, l'immagine di Cristo rimase impressa sul suo velo. È probabile che le origini di questa raffigurazione possano trovarsi nella storia dell'immagine di Gesù conosciuta come il Salvatore Acheropita, cioè non dipinto da mano umana, ben nota in Russia a cominciare dal XII secolo e, stante i costanti rapporti di Venezia coi Paesi orientali, anche questa tipologia di incisioni abbia risentito dell'influsso esercitato dalle icone, sebbene «in Occidente si differenzi profondamente [...] per le caratteristiche iconografiche che assume nell'arte religiosa occidentale: nelle immagini della Veronica il capo di Gesù è cinto dalla corona di spine, la fronte è imperlata da gocce di sangue, sul volto teso traspare la sofferenza dell'uomo condotto al supplizio».66 Ancora in un'opera stampata da Giolito De Ferrari67 la lettera G [58] sembra tragga ispirazione dall'iconografia russa per rappresentare il pianto della Madre davanti al Figlio morto: «Le icone affrontano il tema solenne e ricco di pathos del Compianto, più adatto alle immagini che alle parole»;68 infatti i Vangeli canonici e gli apocrifi non descrivono la deposizione né il pianto di Maria, ma viene solo registrato il fatto che Giuseppe d'Arimatea ottenne da Pilato il permesso di prelevare il corpo di Cristo per seppellirlo (Gv. 19, 38). La lettera figurata M [59] utilizzata dal Cacchi69 termina il ciclo riferito alla vita di Gesù: Maria di Magdala e Maria di Giacomo e Salome «entrando nel sepolcro videro un giovane seduto sulla destra, vestito d'una veste bianca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: "Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto"» (Mc. 16, 5). In minor numero rispetto a quelle fin qui esaminate, almeno stando al campione preso in esame, risultano le lettere dedicate ai santi. Di questi due appaiono raffigurati con i segni del loro martirio: Andrea, condannato in Patrasso al supplizio della croce, chiese che la stessa fosse fatta ad X, cioè che avesse la stessa forma dell'iniziale greca del nome di Cristo [60].70 Secondo la tradizione, non suffragata da prove storiche, Lorenzo morì sotto l'imperatore Valeriano subendo il supplizio della graticola [61].71 Di particolare interesse è la lettera parlante L [62] riferita a San Luca, usata dal tipografo romano Antonio Blado per la stampa dell'explicatio del salmo CXVIII di Bartolomeo Camerario:72 l'Evangelista, davanti al cavalletto, è in atto di dipingere il ritratto della Madonna con accovacciato ai suoi piedi un bue. L'incisione riprende uno dei temi classici dell'iconografia orientale che riguardano Luca; infatti fu «il primo pittore della Theotokos (Madre di Dio) secondo una tradizione nata nel V secolo sulla base di antiche icone a lui attribuite, provenienti da Antiochia o da Tebe, trasferite poi a Costantinopoli e in Russia».73 Il vitello (o bue) presente nell'angolo inferiore destro trae origine dalla tradizione che ha attribuito questo animale come simbolo all'Evangelista, sia sulla scia dei quattro animali dell'Apocalisse («Il primo vivente era simile a un leone, il secondo essere vivente aveva l'aspetto di un vitello ...»: 4, 7), sia perché il suo vangelo inizia col sacrificio che Zaccaria fa nel tempio (Lc. 1, 8). Non così tranquilli come il bovino nella immagine di San Luca sono i toro raffigurati in queste iniziali parlanti, come in quella usata da Girolamo Discepolo per la stampa del libro La nobiltà di Verona,74 dove questo animale è raffigurato mentre si scaglia contro un albero [63], o in quella in cui appare mentre sta spiccando un salto [64], lettera utilizzata dal tipografo ferrarese Vittorio Baldini;75 nella lettera T [65] utilizzata da Aldo Manuzio il Giovane76 il toro è raffigurato curvo all'indietro, pronto a caricare, mentre corre veloce in quella riferita al mitologico rapimento di Europa da parte di Zeus dopo che si era trasformato in un toro che, inizialmente mansueto, aveva attratto l'attenzione della figlia del re Agenore [66].77 Alcune perplessità fa sorgere l'iniziale usata per la stampa de Le imprese illustri da Francesco Rampazetto:78 la lettera incisa B [67] sembra suggerire l'iniziale della parola "bue", tuttavia la postura tenuta dall'animale sembra piuttosto quella tipica di un toro. «Vi è da dir assai del bestiame vaccino [...] che delle quattro parti delle nostre fatiche per vivere par che le tre siano le sue, che questo animale è quello che fatica per noi in lavorarci e aprirci la terra nel seminare, nel raccogliere e portarlo a casa, ci serve in carreggiare, in portarci legna, e pietre, e quante fatiche e quanti carichi abbiamo».79 Miti e laboriosi appaiono i buoi raffigurati nei capilettera che simboleggiano aspetti della vita contadina, come l'aratura dei campi: nella A [68], forse parlante se la si ritiene possa indicare "aratura" o "agricoltura", una coppia di buoi attaccati all'aratro è guidata dal contadino che tiene alta la frusta; questa iniziale di piccole dimensioni (cm. 3 x 3) è stata utilizzata (sempre con riferimento al campione preso in esame) a Venezia da Gabriele Giolito De Ferrari nel 1542 e nel 1548,80 quindi a Roma nel 1552 da Vincenzo Valgrisi.81 La lavorazione della terra doveva avvenire dopo aver condotto «nel Febraro i letami, e la polvere [...] sopra i prati, benché si trovino coperti di neve, ma ancora li conduce sopra i campi che sono d'arare la terza volta per piantarli di fava per luna vecchia, o come è fatta nuova seminarli di veccia e di vena per pastura degli animali».82 La semina, così come appare dalla lettera non parlante H [69] usata da Cacchi per la stampa de i De rimedi naturali,83 avveniva come avviene ancor oggi: il contadino sparge i semi presi dal sacco che pende a tracolla dalla spalla destra, mentre ai suoi piedi degli uccellini beccano quelli caduti fuori dai solchi. Ma, come suggeriva Herrera nel libro Agricoltura, bisogna che «la semenza principalmente sia nuova, e tal che fin dall'ara sia scelta per seminare, perciocché la vecchia che passa l'anno non è così al proposito, quella di due anni è cattiva, e quella di tre molto peggiore, e quella che passa i tre è sterilissima, parlo di semenza di grano, formentato e orzo, e alcuni legumi».84 Giunta l'estate bisogna «apparecchiar l'ara prima che incominciamo a mietere il grano, perché nel segarlo si venga portando le messe a manipoli nell'ara per battere. Questa ara deve esser quanto più si può vicino alla terra o casa del lavoratore».85 Ecco allora che i membri della famiglia, nella fattispecie della lettera P [70]86 un uomo e una donna (presumibilmente marito e moglie), intenti a pulire quanto mietuto, non lontani dalla casa in cui vivono; vicino a loro il cavallo col quale hanno trasportato i covoni. L'aia su cui lavorare «si deve per buon tratto spazzare e nettar bene acciò che nel tempo del ventilare cada la paglia in luogo netto dove si possa nettamente raccoglierla [...]. Circa la fattura di essa ne sono molte forme secondo lo apparecchio del luogo, ma la principale forma è se fosse possibile di trovare comodità di farla sopra qualche gran pietra spaziosa, e larga, perché quivi si trita meglio e con più prestezza».87 Accanto alla propria abitazione avveniva anche la quotidiana mungitura delle mucche. La lettera figurata A [71], usata sia da Gabriele Giolito De Ferrari88 che da Blado,89 fornisce una significativa descrizione di quanto avveniva nell'aia: a lato della donna accovacciata accanto alla mucca si notano alcuni animali domestici, presumibilmente dei cani e delle caprette; sulla soglia di casa un'altra donna è accanto a una zangola, pronta a trasformare il latte in burro: «il butiro si usa in molti luoghi invece di olio per molte vivande, ma perché quello che è alquanto vecchio non ha buon sapore da mangiare»; una parte del latte veniva anche utilizzata per la preparazione di formaggi utilizzando il caglio, ricavato dai capretti, «il più eccellente [...]; altri lo quagliano con latte di fichi, o col tagliar i rami, e spremerne il latte dal fico con lana netta, e al tempo del quagliar lavar quella lana con un poco di latte, e metterlo con l'altro, e con questo latte di fichi il cacio si fa più saporito, ma sopra tutti i quagli per perfetto sapore porta il vanto quel cacio che è quagliato col fior del cardo che è dolce».90 Negli ovili, o al pascolo nella stagione estiva e controllate dal pastore, non potevano mancare le pecore (iniziale F, incongrua con quanto rappresentato in figura 72)91 e il montone [73],92 mentre nella porcilaia il porco [74]93 si nutriva in attesa del suo destino (iniziale B, incongrua con la figura 75).94 Per quest'ultima incisione si evidenzia come sotto la testa della bestia macellata, che dalla dimensione e dalla forma sembra appunto essere un maiale, sia stato posto un recipiente per raccogliere il sangue che, in un momento successivo, sarebbe stato utilizzato per fare i sanguinacci di cui Bartolomeo Scappi dà la ricetta: al sangue si doveva aggiungere latte, zucchero, cannella, chiodi di garofano, pepe, noce moscata, sugna, uva passa di Corinto, anice, sale, cipolle; quindi «pongasi detta composizione nelle budelle, empiendole in modo che non crepino [...], pongasi detti budelli nell'acqua tiepida con destrezza e facciansi bollire per un quarto d'ora».95 Oltre alle mucche, alle pecore e ai maiali, nell'aia non potevano mancare altri animali domestici. Di alcuni si è trovata traccia nel campione delle iniziali preso in esame, mentre di altri molto comuni come il gatto, non ne è stata trovata la raffigurazione. Per il cane gli eredi di Antonio Blado hanno usato, nella stampa del De sanct.mae semper virginis Mariae,96 un bel legno di cm. 4,5 x 5 in cui quest'animale è rappresentato all'interno di una cornice ornamentale [76]. Usurata, ma anche non troppo riuscita sembra la realizzazione dell'unica incisione trovata della lettera parlante G [77], usata da Vittorio Baldini nella stampa Della nuova geometria,97 riferita probabilmente a una gallina ripresa mentre becca per terra e a un gallo. Utilizzata dal tipografo ferrarese Baldini per la stampa dei Poeseos libri quatuor98 la xilografia con incisa la iniziale parlante S [78] presenta un'anomalia per il collo ricurvo dello struzzo, quando una delle sue caratteristiche è dovuta al portamento eretto; si può ipotizzare che, per mantenere le giuste proporzioni, l'incisore non avendo più spazio sia stato costretto ad adottare questo accorgimento. Anche il capolettera P [79] è stato tratto da un'opera impressa dal Baldini, Della poetica di Francesco Patrici,99 e come già per lo struzzo presenta una migliore cura nell'incisione del piumaggio rispetto all'insieme. Nell'aia non poteva non esserci un'altra presenza importante: il cavallo, ripreso ritto sulle zampe posteriori davanti al suo padrone che lo accarezza, mentre accanto un cagnolino fa festa, in una xilografia [80] di cm. 4,5 di lato utilizzata nella stampa de Le imprese illustri da Rampazetto & Zenaro,100 o mentre cerca di essere montato quando sta galoppando [81].101 Un'altra bella immagine di un cavallo sellato è offerta dalla lettera figurata N [82], di forma quadrata con lato di cm. 3,5, che appare nelle Enarrationes stampate a Roma da Antonio Blado nel 1552.102 Nelle due successive lettere figurate Q [83 e 84], la prima di cm. 3,8 x 4, utilizzata a Napoli da Mattia Cancer nel 1553 per la stampa del De tumoribus,103 la seconda di cm. 4 x 3,8, in uso presso Gabriele Giolito De Ferrari per l'impressione del Sommario di tutte le scientie104 nel 1556, appare evidente la somiglianza dei soggetti: in entrambe l'equino è al galoppo in un campo, mentre sullo sfondo si intravedono delle case; la figura 84 ha in aggiunta un uomo che quasi sembra stia cavalcando ritto in piedi sulla groppa della bestia. Il cavallo utilizzato per inseguire e cacciare la preda, in particolare cinghiali e cervi, è il soggetto di una serie di lettere, di buone dimensioni (mediamente cm. 5,5 x 5,2) in cui è rappresentato quasi tutto l'alfabeto e che furono usate prevalentemente da tipografi di ambito toscano, in particolare Filippo e Giacomo Giunta. Le xilografie impiegate da questi ultimi sembrano più accurate nei dettagli o perlomeno meno usurate di quelle che, pur trattando lo stesso tema, sono presenti nelle stampe del Torrentino. Si nota come l'abbigliamento dei cavalieri riprenda quello tipico delle giostre e dei tornei. Si sono scelte alcune iniziali per mostrare la sequenza di un'azione di caccia. Nell'icona contenente la lettera M [85]105 si vede la partenza: i cavalieri sono alla ricerca della preda, presumibilmente un cinghiale; dopo averla avvistata, partono al galoppo, aiutati anche da uomini appiedati [86];106 ormai il cinghiale è raggiunto dagli uomini e dai cani e sta per essere ucciso [87];107 la caccia è giunta al termine col trasporto dell'animale legato per le zampe a una lunga pertica appoggiata alle spalle [88].108 Anche per la cattura del cervo ci si avvaleva dell'aiuto dei cavalli, come documenta la piccola lettera figurata I [89] di cm. 3 x 3 stampata a pagina 54 de La beata Vergine incoronata da Girolamo Concordia109 in cui il cacciatore a cavallo e due cani stanno raggiungendo la preda. In altre due, della stessa dimensione di cm. 5,5 di lato, l'incisore ha fermato l'attimo in cui il cervo, circondato dai cani latranti, sta per essere colpito [90]110 e immediatamente dopo il cavaliere con la lancia trafigge l'animale, abbattendolo [91].111 Altre lettere figurate testimoniano come la cattura di questo animale potesse anche essere fatta da uomini appiedati con i cani o addirittura solo dai cani, oltre che da uccelli rapaci. Nella lettera N [92] un cacciatore e un cane, dopo che un uomo a cavallo l'aveva spinta in un recinto, colpiscono la preda,112 mentre subisce l'assalto di due cani nella xilografia [93] usata dal tipografo Francesco Rampazetto,113. Cruenta appare l'immagine figurata F [94] in cui un rapace (forse, stando alla lettera incisa, un falco, e in questo caso sarebbe un capolettera parlante), afferrato il cervo con gli artigli, gli sta squarciando il dorso col becco adunco.114 A imitazione degli adulti i bambini, se non è errata la interpretazione data alla lettera Q [95]115, tentano di catturare selvaggina di piccola taglia, come le lepri o i conigli; in alternativa a questa ipotesi di lettura la xilografia ce li mostra mentre stanno giocando con essi. Trastullarsi con gli animali, allora come oggi, era cosa normale come dimostra la piccola lettera figurata I [96],116 in cui una bambina si fa inseguire dal cane. Il tipografo bolognese Giaccarelli ha usato una serie di piccole xilografie non parlanti di circa 3 centimetri di lato, che riportano molte lettere dell'alfabeto e che hanno come protagonisti bambini, come quelli ripresi mentre giocano a palla [97],117 o mentre stanno ballando [98],118 o suonando [99].119 Neppure gli adulti rinunciavano al divertimento. Di due tipografi, in particolare, si sono trovati libri contenenti lettere figurate relative ai giochi in uso nel Cinquecento: Mattia Cancer e Gabriele Giolito De Ferrari, che spesso utilizzarono gli stessi legni. Dal ridotto numero di campioni esaminati risulta che le pubblicazioni di Giolito De Ferrari sono cronologicamente successive a quelle del Cancer, ma ciò non può essere ritenuta prova sufficiente a dimostrare chi abbia utilizzato per primo questa serie di caratteri. Tra i giochi più usuali sono state trovate lettere che riguardano il calcio, come appare nella piccola xilografia utilizzata da Mattia Cancer120 in cui due giocatori si contendono la palla [100], o la pallacorda [101],121 dove i concorrenti gareggiavano nel respingere la palla con delle spatole di legno, simili a racchette, come più nel dettaglio appaiono nella lettera figurata F [102],122 o ancora quello che oggi si chiama gioco della lippa: vinceva chi, battendo con un bastone su di un legnetto appuntito alle estremità, lo lanciava più lontano [103].123 Un'altra lettera figurata utilizzata da entrambi i tipografi, la G [104], mostra come si svolgesse il gioco dei birilli: ognuno, con delle palle presumibilmente di legno, doveva colpire il maggior numero di birilli posti a una certa distanza.124 Tra le attività ludiche in cui i contendenti potevano esprimere la propria forza si sono trovate xilografie che contengono scene di lotta a corpo libero [105],125 duelli (non è chiaro se fatti con spade o con bastoni) [106]126, caroselli e tornei [107]127 e [108]128. Una forma di intrattenimento più gentile era quello di suonare uno o più strumenti, come nella lettera O [109], dove un giovane seduto suona uno strumento ad arco e un altro in ginocchio suona uno strumento a fiato,129 o come nel capolettera C [110], dove una donna, abbracciata da un giovane, suona uno strumento a corda,130 o ancora ascoltare la musica al riparo degli alberi di un boschetto [111]131. Giunti al termine di questa contenuta esposizione delle lettere figurate presenti in alcuni libri stampati in Italia nel Cinquecento, appare evidente come ampio sia stato il ventaglio di generi che furono trattati dagli incisori che trassero ispirazione non solo da miti antichi, dalla letteratura religiosa o dalla storia passata, ma attinsero a piene mani dal loro mondo reale realizzando a volte anche vere e proprie illustrazioni di pregevole fattura che - riprendendo quanto scritto da Franca Petrucci Nardelli - venivano create per la tipografia, contrariamente a quanto accadde in epoca successiva quando i capolettera figurati furono creati ad hoc per un determinato testo.132

  Lettere figurate
  Indice alfabetico
  Indice cronologico


L. T.






Note

1 F. Petrucci Nardelli, La lettera e l'immagine, Firenze, Olschki, 1991, p. 7.torna su
2 Scudo della fede, per ribatter i colpi di tutti i nimici della Chiesa catholica, con l'autorità delle sacre Scritture, de' santi Concilij, & de' più antichi santi padri & dottori della Chiesa; composto da frate Nicola Granier, religioso di san Vittorio, Vinegia, appresso Gabriel Giolito de' Ferrari, 1568, c. 18v. La lettera è un quadrato di cm. 3,8 di lato.torna su
3 Il Decameron di messer Giouanni Boccacci cittadin fiorentino, di nuouo ristampato, e riscontrato in Firenze con testi antichi, & alla sua vera lezione ridotto dal caualier Lionardo Saluiati, deputato del serenissimo gran duca di Toscana, [...] Seconda editione, Firenze, nella stamperia de' Giunti del mese d'ottobre, 1582, p. 39. Questa è una lettera figurata (quadrato di cm. 5,2 di lato) della serie che si potrebbe definire "della caccia" e che sarà presa in considerazione successivamente.torna su
4 M. Santoro, Storia del libro italiano, Milano, Editrice Bibliografica, 20082, pp. 135-36.torna su
5 «Tutte le immagini e somiglianze delle cose delle quali abbiamo caro il ricordarci si prendono in due modi: e questi sono o dalla cosa stessa o dalla voce che la significa»: Dialogo di m. Lodouico Dolce, nel quale si ragiona del modo di accrescere e conseruar la memoria, Venetia, appresso Gio. Battista et Marchio Sessa fratelli, 1562, c. 50v. I fratelli Giovanni Battista e Melchiorre Sessa, editori e tipografi, furono attivi in Venezia nel ventennio 1556-1575.torna su
6 G. Ruffini, Sotto il segno del Pavone: annali di Giuseppe Pavoni e dei suoi eredi, 1598-1642, Milano, Angeli, 1994, p. 66.torna su
7 Gli intagli venivano eseguiti su essenze vegetali di elevata durezza, con grana finissima e compatta, come quella del bosso. «Il suo legno è spessissimo e durissimo et gravissimo et giallo, et per queste non marcisce né nuota nell'acqua; et è in grand'uso presso a gli intagliatori»: Herbario nuouo di Castore Durante medico, & cittadino romano. Con figure che rappresentano le viue piante, che nascono in tutta Europa, & nell'Indie orientali, & occidentali, Roma, per Iacomo Bericchia & Iacomo Tornierij, 1585, p. 75.torna su
8 I discorsi di m. Pietro Matthioli medico sanese, ne i sei libri della materia medicinale di Pedacio Dioscoride Anazarbeo. Con i ueri ritratti delle piante e de gli animali, nuouamente aggiuntiui dal medesimo, Vinegia, nella bottega d'Erasmo, appresso Vincenzo Valgrisi & Baldassar Costantini, 1557, c. 19r.torna su
9 Della guerra di campagna di Roma, et del Regno di Napoli, nel pontificato di Paolo IIII l'anno MDLVI et LVII, tre ragionamenti del signor Alessandro Andrea, nuouamente mandati in luce da Girolamo Ruscelli, Venetia, per Gio. Andrea Valuassori, 1560, p. 141. Sia questa lettera che quella rappresentata nel libro del Mattioli misura cm. 3 di lato.torna su
10 La stessa iniziale xilografica, di cm. 4,5 di lato, appare a c. 8v. delle Rime de gli Academici Occulti con le loro imprese et discorsi, Brescia, appresso Vincenzo di Sabbio, 1568 e a p. 607 dell'opera di R. Nannini Orationi militari. Raccolte per m. Remigio fiorentino, da tutti gli historici greci e latini, antichi e moderni. Con gli argomenti, che dichiarano l'occasioni, per le quali elle furono fatte. [...] Dal medesimo autore diligentemente corrette, Vinegia, appresso Gabriel Giolito de' Ferrari, 1560.torna su
11 Oltre che per le stesse dimensioni (cm. 5,7 di lato), questa iniziale presenta la caratteristica non comune di avere inciso, alla base della lettera C, il nome del personaggio mitologico: CACO.torna su
12 Discorsi politici di Paolo Paruta nobile vinetiano caualiere, e procurator di San Marco. Ne i quali si considerano diuersi fatti illustri, e memorabili di principi, e di Repubbliche antiche, e moderne, Genoua, appresso Giuseppe Pauoni, 1600, c. 3r.torna su
13 Dell'istorie di Genoua di mons. Vberto Foglietta patrizio genouese. Libri XII. Tradotte per m. Francesco Serdonati cittadino fiorentino, Genoua, appresso gli heredi di Girolamo Bartoli, 1597, p. 1. Entrambe le iniziali sono identiche nella misura (quadrato di cm. 5 di lato).torna su
14 Delli statuti criminali di Genoua, libri dui. Aggiuntoui le leggi criminali fatte l'anno 1576 et i decreti, e deliberationi fatte prima, et poi in simili materie, et nella fine il bando, o prohibitione delle armi, Genoua, appresso Girolamo Bartoli, 1590, p. 135.torna su
15 Paruta, Discorsi politici cit., c. 1r. Come già per l'iniziale parlante di Caco, anche questa porta alla base del disegno la scritta: HABEL.torna su
16 G. Balbi, Catholicon, Venetijs, iussu & impensis Petri Liechtenstein Coloniensis, 1506, die sexto Octobris, c. 1r. La lettera, iniziale della parola 'Prosodia', è di forma rettangolare di cm. 5,1 x 4,6. Qui, come per la successiva lettera [9], la lettera P potrebbe essere parlante e fare riferimento al Puer natus.torna su
17 I. de Sacrobosco, Sphaera mundi, Impressum Venetiis, per Iacobum Pentium de Leucho [Melchiorre Sessa il vecchio], 1519 vero XXIIII Decembris, c. 22r. La lettera, iniziale della parola Postquam, misura cm. 5,7 x 5,2.torna su
18 Balbi, Catholicon cit., c. 107r. La lettera, iniziale di Alma, misura cm. 5,7 x 5,2.torna su
19 F. degli Allegri, Tractato nobilissimo della prudentia et iustitia [...]. Et come se debbeno regere & gubernare negli loro regimenti, Venetia, per Melchior Sessa, 1508, c. Vr. La lettera misura cm. 4 x 4.torna su
20 Le lettere F e L [12, 13] sono dei quadrati di cm. 2,2 di lato; le lettere Q e U [14, 15] misurano cm. 2,7 x 2,5. Tutte sono pubblicate in Ioannis Gerson Parisiensis cancellarii doctorisque moralissimi De imitatione Christi, de mundi, & omnium uanitatum contemptu, libri quatuor, in quibus totius humane uite series loculentissime absoluitur, Impressi Venetiis, summa diligentia per Caesarem Arriuabenum Venetum, 1518 die nono Nouembris.torna su
21 La lettera R [16] misura cm. 3,5 x 2,8. Questa lettera è tratta da Congestorium artificiose memorie v.p.f. Ioannis Romberch de Kyrspe regularis obseruantie predicatorie, omnium de memoria preceptiones aggregatim complectens, Venetijs, per Melchiorem Sessam, 1533 mensis Iulij, c. 7v. La lettera C [17], quadrato di cm. 3,3 di lato, è tratta da: Herodoto Alicarnaseo historico Delle guerre de greci et de persi, tradotto di greco in lingua italiana per il conte Mattheo Maria Boiardo, Venetia, Marchio Sessa, 1539, c. 37r. La lettera C [18] è tratta dalla precedente edizione fatta dal Sessa nel 1533, a c. 36v.torna su
22 La lettera A [19] misura cm. 3,7 x 3; è tratta da: Tabula sopra le prediche del reuerendo p. frate Hieronymo Sauonarola da Ferrara de lordine de predicatori sopra diuersi psalmi & euangelii, Venetia, Bernardino Benalio, 1517, c. XXXIIr. La lettera B [20] misura cm. 4,3 x 3,6 e compare in Libreto de lo excellentissimo physico maistro Michele Sauonarola: de tutte le cose che se manzano comunamente, Venetia, per Bernardino Benalio, 1515, c. 2r.torna su
23 A. Nuovo-C. Coppens, I Giolito e la stampa nell'Italia del XVI secolo, Genève, Librairie Droz, 2005, p. 225.torna su
24 Cento giuochi liberali, et d'ingegno, nouellamente da m. Innocentio Ringhieri gentilhuomo bolognese ritrouati, et in dieci libri descritti, Bologna, per Anselmo Giaccarelli, 1551, c. 46r. L'iniziale misura cm. 4,5 x 4,5.torna su
25 D'Andrea, Della guerra di campagna di Roma cit., c. 1r. L'iniziale misura cm. 4,6 x 4,6.torna su
26 Delle lettere di Luca Contile primo [-secondo] volume diuiso in due libri, Nella inclita città di Pauia, appresso Girolamo Bartoli ad instantia di Gio. Battista Turlini libraio, 1564, c. 48v. L'iniziale misura cm. 3,7 x 3,7.torna su
27 Tractatus bannitorum clarissimi iuriscons. d. Hippolyti Marsilii Bononiensis, Bononiae, apud Societatem Typographiae Bononien., 1574, p. 1. La lettera parlante misura cm. 5 x 5.torna su
28 Il Decamerone di Giouanni Boccaccio [...] con gli epitheti dell'autore, con la espositione de prouerbi et luoghi difficili, Vinegia, appresso Gabriel Giolito de Ferrari, 1548, c. 3v. La lettera è un quadrato di cm. 4,7 di lato.torna su
29 Rime de gli Academici Occulti cit., c. 120v. L'iniziale misura cm. 5 x 4,6.torna su
30 La historia della città di Parma, et la descrittione del fiume Parma. Di Bonauentura Angeli ferrarese, diuisa in otto libri. Doue ampiamente si tratta delle cose pertinenti all'historia vniuersale di tutta Italia, et si ragiona particolarmente d'alcune delle più antiche, et illustri famiglie della città, Parma, appresso Erasmo Viotto, 1591, c. 1r. La lettera misura cm. 5 x 4,7.torna su
31 T. De Vio, Diui Thomae Aquinatis doctoris angelici, Quaestiones quodlibetales duodecim, Augustae Taurinorum, apud haeredes Nicolai Beuilacquae, 1582, p. 391. La lettera parlante è un quadrato di cm. 4,5 di lato.torna su
32 Delli statuti criminali di Genoua cit., p. 1. L'iniziale misura c. 6 x 6.torna su
33 Historia de principi di Este di Gio. Batt. Pigna, a donno Alfonso secondo, duca di Ferrara. Primo Volume, Ferrara, appresso Francesco Rossi stampator ducale, 1570, p. 227. La lettera misura cm. 5,5 x 5,3.torna su
34 Historia delle cose di Francia raccolta fedelmente da Paolo Emilio da Verona, e recata hora a punpunto [sic] dalla latina in questa nostra lingua volgare, Venetia, per Michele Tramezzino, 1549, p. 63. La lettera misura cm. 4,8 x 4,8.torna su
35 Esplicatione del sacro lenzuolo oue fu inuolto il Signore et delle piaghe in esso impresse col suo pretioso sangue confrontate con la scrittura sacra, profeti, e padri. [...] Di mons. Alfonso Paleotto, Bologna, presso gli heredi di Gio. Rossi, 1599, c. Ir.. La lettera misura cm. 5 x 5.torna su
36 Emilio, Historia cit., c. 36r. La lettera misura cm. 5 x 4,6.torna su
37 Statutorum ciuilium reipublicae Genuensis. Nuper reformatorum libri sex. Cum duplici indice, altero rubricarum, & altero materiarum, Genuae, apud Hieronymum Bartolum, 1589, p. 110. La lettera parlante misura cm. 6 x 6.torna su
38 Il Decameron di messer Giouanni Boccacci cittadino fiorentino. Ricorretto in Roma, et emendato secondo l'ordine del sacro Conc. di Trento, In Fiorenza, nella stamperia di Filippo & Iacopo Giunti, e fratelli, 1573, c. 5r.torna su
39 Lettere del Mutio Iustinopolitano. Diuise in quattro libri, de' quali il quarto vien nuouamente publicato, Firenze, a stanza di Matteo Galassi e compagni librari in Lucca al Vaso d'Oro, 1590, p. 1. La lettera misura cm. 5,5 x 5,5.torna su
40 Francisci Turriani Societatis Iesu De sanctissima Eucharistia, tractatus primus contra Volanum Polonum, Florentiae, apud Bartholomaeum Sermartellium, 1575, p. 1. L'iniziale è un quadrato con lato di 5,3 cm.torna su
41 Grenier, Scudo della fede cit., c. 6r. La lettera A misura cm. 3,7 x 3,7.torna su
42 Della espugnatione, et difesa delle fortezze. Di Gabriello Busca milanese, libri due, Turino, nella stamperia dell'herede di Nicolò Beuilacqua, 1585, p. 97. La lettera misura cm. 4,6 x 4,6.torna su
43 La cronica carmelitana dall'origine di santo Elia profeta; co 'l progresso di tempo in tempo, sino al dì d'hoggi, de santi carmelitani. Di nuouo posta in luce, dal r.p.m. Giuseppe Falcone carmelitano piacentino, Piacenza, appresso Gio. Bazachi, 1595, p. 28. La lettera misura cm. 3,1 di lato. Un'identica lettera, perfettamente sovrapponibile a questa, è stata usata dagli eredi di Girolamo Bartoli a Genova, nel 1597, per la stampa Dell'Istorie di Genova di Uberto Foglietta.torna su
44 Busca, Della espugnatione cit., p. 50. La lettera parlante M misura cm. 4,5 x 4,5.torna su
45 Discorsi historici vniuersali, di Cosimo Bartoli gentilhuomo, et accademico fiorentino, Venetia, appresso Francesco de Franceschi Senese, 1569, p. 22.torna su
46 Pirotechnia del s. Vannuccio Biringuccio senese; nella quale si tratta non solo della diversità delle minere, ma ancho di quanto si ricerca alla pretica di esse, Venetia, appresso p. Gironimo Giglio e compagni, 1559, p. 168.torna su
47 Il Vermicello dalla seta del Corsuccio da Sascobaro, Rimino, appresso Gio. Simbeni, 1581, p. 24.torna su
48 Muzio, Lettere cit., p. 130. La lettera misura cm. 5,3 x 5,3. Come già per le precedenti lettere di Caco [5] e Abele [7] ha inciso, sulla copertina del libro, il nome del profeta Baruc.torna su
49 Esposizione sopra l'orazione di Gieremia profeta, et sopra il cantico di Zaccheria. Del reuerendo theologo frate Gieremia Bucchio da Vdine, Fiorenza, appresso Bartolomeo Sermartelli, 1573, p. 1. La lettera è un quadrato di cm. 5,3 di lato.torna su
50 De Vio, Diui Thomae Aquinatis doctoris angelici cit., p. 233. La lettera è un quadrato di cm. 4,6 di lato.torna su
51 Bucchio, Esposizione sopra l'orazione cit., p. 28. La lettera misura cm. 5,3 x 5,3.torna su
52 Enarrationes r.p.f. Ambrosii Catharini Politi Senensis archiepiscopi Compsani in quinque priora capita libri Geneseos, Romae, apud Antonium Bladum Camerae Apostolicae typographum, 1552, col. 293. La lettera misura cm. 4,7 x 4,7.torna su
53 Incominciano le constitutioni de' Frati minori Cappuccini di san Francesco, corrette, et riformate, Vinegia, appresso Gabriel Giolito de' Ferrari, 1577.torna su
54 Lettera con cui inizia il Prologo, c. I; le sue misure sono cm. 4 x 4,2.torna su
55 Incominciano le constitutioni cit., p. 5. La lettera misura cm. 3,8 x 3,8.torna su
56 Falcone, La cronica carmelitana cit., p. 144. La lettera misura cm. 3,3 x 3,3.torna su
57 De rimedi naturali che sono nell'isola di Pithecusa; hoggi detta Ischia. Libri due. Di Giulio Iasolino filosofo, et medico in Napoli. [ ...] Con molte esperienze et historie, dal medesimo osseruate; come nel sommario della seguente faccia si legge. Con due tauole copiose, Napoli, appresso Gioseppe Cacchij, 1588, c. 19r. La lettera parlante misura cm. 5,5 x 5,5.torna su
58 Dell'historie del regno di Napoli. del s. Gian Batista Carrafa. Parte prima, Napoli, appresso Giuseppe Cacchij, 1572, c. 3r.torna su
59 La vita del glorioso confessore san Pietro Celestino. Descritta dal reuer. sig. Paolo Regio, dottor teologo napolitano, Napoli, appresso Gio. Battista Cappelli, 1581, c. 1r.torna su
60 Vite de' santi, e beati toscani, de' quali infino a hoggi comunemente si ha cognizione. Raccolte, e parte ancora, o scritte, o volgarizate dal padre abate don Siluano Razzi camald., Fiorenza, per gli eredi di Iacopo Giunti, 1593, p. 77.torna su
61 Jasolini, De rimedi naturali cit., c. 6v.torna su
62 Le vite de i re di Napoli. Con le loro effigie dal naturale. Del sig. Scipione Mazzella napolitano. […] Nouamente poste in luce, con le postille nel margine, Napoli, ad istanza di Gioseppe Bonfadino. Si vendono all'insegna della Corona, 1594-1596, p. 1. La lettera misura cm. 5,3 x 5,3.torna su
63 Jasolini, De rimedi naturali cit., p. 9. La lettera è un quadrato di cm. 5,5 di lato.torna su
64 Lettere di meser Antonio Minturno, Vineggia, appresso Girolamo Scoto, 1549, p. 153. La lettera misura cm. 3,5 x 3.torna su
65 Nannini, Orationi militari cit., p. 319. La lettera misura cm. 3,8 x 3,8.torna su
66 C. De Lotto, Arte, leggende, miracoli. Leggere l'icona, Padova, Bucceri, 1992, pp. 17-40: a p. 21.torna su
67 Monarchia del nostro signor Giesu Christo di m. Giouan'Antonio Panthera parentino da lui nuouamente emendata con l'additioni di molte cose, Vinegia, appresso Gabriel Giolito de Ferrari, 1548, p. 1. L'immagine misura cm. 3,8 x 3,8.torna su
68 A. Tradigo, Icone e santi d'Oriente, Milano, Mondadori Electa, 2004, p. 139.torna su
69 Jasolini, De rimedi naturali cit., c. 5r. La lettera misura cm. 5,5 x 6.torna su
70 Minturno, Lettere cit., c. 96v. La lettera parlante misura cm. 3,6 x 3,6.torna su
71 Ivi, p. 1. La lettera parlante misura cm. 3,6 x 3,6.torna su
72 Bartholomaei Camerarii Beneuentani In psalmum CXVIII explicatio, Romae, apud Antonium Bladum impressorem Cameralem , 1557, c. 85v.torna su
73 Tradigo, Icone e santi cit., p. 260.torna su
74 La nobiltà di Verona di Gio. Francesco Tinto, nella quale tutte le attioni, et qualità di quella città si descriuono, onde di tempo in tempo le è deriuata chiarezza, con l'historie annesse, et dipendenti, Verona, nella stamparia di Girolamo Discepolo, 1592, p. 86. La lettera misura cm. 3,5 x 3,5.torna su
75 De vulneribus a bellico fulmine illatis, tractatus [...] Auctore Hyppolito Boscho Ferrariensi, Ferrariae, excudebat Victorius Baldinus, 1596, p. 54. La lettera misura cm. 3,5 x 3,5.torna su
76 L'agricoltura, et casa di villa di Carlo Stefano gentil'huomo francese, nuouamente tradotta dal caualiere Hercole Cato, Vinegia, [Aldo Manuzio il giovane], 1581, p. 485. La lettera misura cm. 3,7 x 3,5.torna su
771 Osseruationi di Girolamo Calestani nel comporre gli antidoti, et medicamenti, che piu si costumano in Italia[ ...] Con due tauole vtilissime di Gio. Battista Bertuccio, Venetia, appresso Francesco Senese, 1562, c. 3r. La lettera misura cm. 4,3 x 4,3.torna su
78 Le imprese illustri con espositioni, et discorsi del s.or Ieronimo Ruscelli, Venetia, appresso Francesco Rampazetto, 1566, p. 447. La lettera misura cm 4,5 x 4,5.torna su
79 Agricoltura tratta da diuersi antichi et moderni scrittori dal sig. Gabriello Alfonso d'Herrera, et tradotta di lingua spagnuola in italiana, da Mambrino Roseo da Fabriano, Venetia, Valerio Bonelli, 1577, cc. 259r-v.torna su
80 Libro della guerra de ghotti composto da m. Leonardo Aretino in lingua latina e fatto vulgare da Lodouico Petroni caualier senese, Venetia, Gabriel Iolito de Ferrari, 1542, p. 5, e Pantera, Monarchia cit., c. 90v.torna su
81 Politi, Enarrationes cit., c. 2v.torna su
82 Le vinti giornate dell'agricoltura, et de' piaceri della villa di m. Agostino Gallo nuouamente ristampate. Con le figure de gl'istrumenti pertinenti, Venetia, Camillo & Rutilio Borgominieri fratelli al segno di San Giorgio, 1573, p. 324.torna su
83 Jasolini, De rimedi naturali cit., c. 21r. La lettera misura cm. 5,5 x 5,8.torna su
84 de Herrera, Agricoltura cit., c. 7v.torna su
85 Ivi, c. 25v.torna su
86 Boccaccio, Il Decameron (1573) cit., p. 28. La lettera misura cm. 5 x 4,5.torna su
87 de Herrera, Agricoltura cit., c. 16r.torna su
88 Vita dell'illustrissimo signor Camillo Orsino, discritta da Gioseppe Horologgi, nella quale si vengono breuemente a narrare tutte le guerre successe dalla uenuta di Carlo VIII re di Francia in Italia, fin'all'anno MDLIX, Vinegia, Gabriel Giolito de' Ferrari, 1565, c. 11r. La lettera misura cm. 4,6 x 4,6.torna su
89 Politi, Enarrationes cit., col. 335.torna su
90 de Herrera, Agricoltura cit., cc. 245 r-v.torna su
91 Pantera, Monarchia cit., c. 113v. La lettera figurata misura cm. 3 x 3.torna su
92 Consiliorum siue Responsorum Io. Baptistae Laderchij Imolen. i.c. praeclarissimi ac olim in ampliss. Ferrarien. Gymnasio antecessoris celeberrimi ad primum iuris Cesarei locum horis vespertinis, Ferrariae, Victorium Baldinum typographum cameralem, 1600, p. 153. La lettera misura cm. 3,4 x 3,4.torna su
93 Ruscelli, Le imprese illustri cit., p. 9. La lettera misura cm. 3,5 x 3,5.torna su
94 Bruni, Libro della guerra de ghotti cit., c. 3v. La lettera misura cm. 3 x 3.torna su
95 Opera di m. Bartolomeo Scappi, cuoco secreto di papa Pio quinto, diuisa in sei libri, Venetia, presso Alessandro Vecchi, 1605, c. 35r.torna su
96 De sanct.mae semper virginis Mariae matris Dei vita M. Antonij Georgij Bononiensis S. Mariae Rotundae archipresbyteri, Romae, apud heredes Antonij Bladij impressores camerales [tra il 1572 e il 1585], p. 3.torna su
97 Della nuoua geometria di Franc. Patrici libri XV. Ne' quali con mirabile ordine, e con dimostrazioni à marauiglia più facili, e più forti delle vsate si vede che le matematiche per via regia, e più piana che da gli antichi fatto non si è, si possono trattare, Ferrara, Vittorio Baldini stampator ducale, 1587, p. 82. La lettera misura cm. 3,5 x 3,3.torna su
98 D. Iacobi Lebetij Lauezolij Ferrariensis [...] Poeseos libri quatuor, Ferrariae, typis Victorij Baldinj, 1583, c. 1r. La lettera misura cm. 3,8 x 3,6.torna su
99 Della poetica di Francesco Patrici la deca istoriale, nella quale, con diletteuole antica nouità, oltre a poeti, e lor poemi innumerabili, che ui si contano: si fan palesi, tutte le cose compagne, e seguaci dell'antiche poesie, Ferrara, Vittorio Baldini stampator ducale, 1586, c. 6r. La lettera è un quadrato di cm. 3,4 di lato.torna su
100 Ruscelli, Le imprese illustri cit., p. 313.torna su
101 Ivi, p. 492. La lettera misura cm. 4,5 di lato.torna su
102 Politi, Enarrationes cit., p. 205.torna su
103 Ioannis Philippi Ingrassiae Siculi Rachalbutensis, De tumoribus praeter naturam tomus primus. In quo generatim tumorum omnium praeter naturalium species, Neapoli, excudebat Matthaeus Cancer, septimo idus Aprilis 1553, c. 28 dell'indice.torna su
104 [A. de La Torre], Sommario di tutte le scientie. Del magnifico m. Domenico Delfino, nobile vinitiano. Dal quale si possono imparare molte cose appartenenti al uiuere humano, & alla cognition de' Dio, Vinegia, appresso Gabriel Giolito de' Ferrari, 1556, p. 147.torna su
105 Boccaccio, Il Decameron (1573) cit., p. 262.torna su
106 Ivi, p. 366.torna su
107 Ivi, p. 350.torna su
108 Boccaccio, Il Decameron (1582) cit., p. 31.torna su
109 La beata Vergine incoronata del Mutio iustinopolitano. In questo volume si contiene la vita della gloriosa Vergine madre del Signore insieme con la historia di dodici altre beate vergini, Pesaro, Girolamo Concordia, 1567. La stessa lettera I si trova usata a c. 10v. de La seconda parte dell'historie del suo tempo di mons. Paolo Giouio vescouo di Nocera, tradotte per m. Lodouico Domenichi. Con la tauola delle cose notabili, nouamente aggiunta, Vinegia, Bartholomeo Cesano, 1554.torna su
110 Boccaccio, Il Decameron (1573) cit., p. 141.vtorna su
111 De gli Hecatommithi di m. Giouanbattista Giraldi Cinthio nobile ferrarese, Parte seconda, Monte Regale, Lionardo Torrentino, 1565, c. 1r.torna su
112 Boccaccio, Il Decameron (1582) cit., p. 359. La lettera misura cm. 5,5 di lato.torna su
113 Della fabrica del mondo di m. Francesco Alunno da Ferrara. Nella quale si contengono le voci di Dante, del Petrarca, del Boccaccio, & d'altri buoni autori, Venetia, Francesco Rampazetto, 1562, c. 179v. La lettera misura cm. 4,3 di lato.torna su
114 A. de Ulloa, La historia dell'impresa di Tripoli di Barbaria, fatta per ordine del sereniss. re catolico, l'anno MDLX. Con le cose auenute a christiani nell'isola delle Zerbe, Venetia, Francesco Rampazetto, 1566, p. 2. La lettera misura cm. 4,3 x 4,3.torna su
115 Ruscelli, Le imprese illustri cit., p. 31. La lettera misura cm. 4,5 di lato.torna su
116 Il primo [-terzo] volume delle nouelle del Bandello [...]. Con una aggiunta d'alcuni sensi morali dal s. Ascanio Centorio de gli Hortensii a ciascuna nouella fatti, Milano, appresso a Giovann'Antonio de gli Antonij (imprimeuano i fratelli da Meda), 1560, p. 199.torna su
117 Ringhieri, Cento giuochi liberali cit., c. 41v.torna su
118 Ivi, c. 135r.torna su
119 Ivi, c. 10r.torna su
120 Ingrassia, De tumoribus cit., c. 1 dell'indice. La lettera misura cm. 3 di lato.torna su
121 Nannini, Orationi militari cit., p. 435. La lettera misura cm. 4 di lato.torna su
122 Il paragone della lingua toscana et castigliana di m. Gio. Mario Alessandri d'Vrbino. Prima Editione, Napoli, Mattia Cancer, 1560, c. 1r. La lettera misura cm. 4 di lato.torna su
123 De methodo opus ad Galeni caeterorumq. medicorum et philosophorum libros (velut Clauis) aperiendos, & omnino ad disciplinarum vias noscendas apprime necessarium. Petro Iacobo Toleto philosopho, ac medico Neap. autore, Neapoli, excudebat Mathias Cancer, 1558, p. 12. La lettera misura cm. 4 x 4.torna su
124 Boccaccio, Il Decamerone (1548) cit., p. 49. La lettera misura cm. 4 di lato.torna su
125 Nannini, Orationi militari cit., p. 138. La lettera misura cm. 4 x 4.torna su
126 Muzio, Lettere cit., p. 7. La lettera misura cm. 4 x 4.torna su
127 Il libro del cortegiano del conte Baldessar Castiglione. Nuouamente con diligenza reuisto per m. Lodouico Dolce, Vinegia, Gabriel Giolito de' Ferrari, 1556, p. 226. La lettera misura cm. 3,8 x 4.torna su
128 Nannini, Orationi militari cit., p. 88. La lettera misura cm. 4 x 4.torna su
129 Boccaccio, Il Decamerone (1548) cit., p. 309. La lettera misura cm. 4 di lato.torna su
130 Il duello del Mutio iustinopolitano. Di nuouo corretto, & ristampato, Vinegia, Gabriel Giolito de Ferrari e fratelli, 1551, p. 2. La lettera misura cm. 4 di lato.torna su
131 Nannini, Orationi militari cit., p. 453. La lettera misura cm. 4 x 4.torna su
132 Nardelli, La lettera e l'immagine cit., pp. 93-94.torna su