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19, 2025 | |||
| Abstracts | english version | |
| Saggio |
Nicola Ribatti
«Il verboso epinicio del futuro». Futurismo e iconografia futurista in Gadda
Il saggio analizza il rapporto, complesso e spesso frainteso, tra Carlo Emilio Gadda e il futurismo italiano, a partire dall'esame dei testi letterari e dei riferimenti iconografici in essi presenti. L'indagine evidenzia come Gadda possedesse una conoscenza approfondita delle poetiche, delle tecniche e dei motivi dell'avanguardia marinettiana − dalla celebrazione della macchina e della velocità alle teorie del simultaneismo − talvolta integrandoli all'interno della propria produzione. Tali richiami, tuttavia, lungi dal configurarsi come adesioni ideologiche o estetiche, assumono nella maggior parte dei casi una valenza ironica, parodica e critica, volta a smascherare la retorica semplicistica e ottimistica del futurismo. Nei racconti e nei romanzi, ad esempio, la Milano industriale e le innovazioni tecnologiche sono rappresentate attraverso un registro stilistico complesso e polifonico, in cui la poetica del pastiche si pone come alternativa al "romanzo sintetico" futurista. Gadda si colloca così a distanza dall'estetica delle "parole in libertà" e dalla celebrazione vitalistica del progresso ed elabora un modello di scrittura che, pur mantenendo un costante dialogo con le avanguardie, se ne appropria criticamente per riaffermare l'esigenza di un realismo capace di indagare e restituire la complessità sociale e culturale della modernità.
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| Saggio |
Stefano Tonietto
Le edizioni illustrate delle Macaronee folenghiane nel Cinquecento
Il corpus illustrativo delle Macaronee di Teofilo Folengo nell'edizione Toscolanense del 1521 rientra in un preciso progetto editoriale che coinvolge sia l'editore Alessandro Paganini sia, con tutta probabilità, l'autore medesimo. Nate per dare un volto agli eroi del Baldus e al loro aedo, il grasso poeta Merlinus Cocaius, queste silografie (ben diverse dalle stereotipate immagini dei poemi cavallereschi e non dissimili, semmai, da quelle che corredavano le stampe del Morgante) sono oggi riconosciute inscindibili dal testo macaronico e anzi parte integrante dell'opera. Il loro successo di pubblico fu tale che furono in parte significativa riutilizzate nelle successive edizioni della Toscolanense nel corso del Cinquecento, e persino riciclate per decorare l'edizione postuma, la Vigaso Cocaio, cui in parte non si adattavano più. L'esigenza di avere un "Merlin Cocaio" illustrato spinse altri editori ad approntare nuove serie di silografie, dapprima (1564 e 1613) seguendo da presso il corpus originario, poi (1692 e 1768-71) adeguandosi ai mutati gusti artistici. L'articolo sintetizza la storia editoriale delle Macaronee nel corso dei loro primi cento anni, concentrandosi in particolare sulle illustrazioni originali ed esaminandone un campione.
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