6, 2012
 
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Saggio

Sara Cerneaz

«Forse la storia è più bella della poesia». Attorno all'autocommento di Valerio Magrelli

Se la poesia di Valerio Magrelli già si staglia per caratteristiche di immediata comunicatività, è interessante considerare quanto il poeta sia anche prodigo commentatore e interprete dei suoi versi. Partendo da un breve excursus storico sull'evoluzione dell'autocommento, contestuale a quella della figura autoriale, l'articolo offre una lettura dell'epitesto pubblico di Magrelli, alla luce delle miliari riflessioni di Genette in Soglie, e dei più recenti dibattiti della critica. Ricorrendo a un'abbondante esemplificazione, e adottando un criterio empiricamente funzionale, si esplorano istanze e prassi dell'autocommento del poeta, per delinearne la fenomenologia. Rifacendosi alla classificazione genettiana, si tratta da un lato di occasioni di «regime mediatico» (interviste, conversazioni), dall'altro di interventi di «regime autonomo» e «tardivo», come quelli contenuti nella recente pubblicazione de La vicevita. Treni e viaggi in treno (Laterza, 2009).


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Saggio

Roberto Lauro

Una questione riemersa: un testo di Ruggiero Bonghi sulla dedica de La educazione di Parini

Il contributo prende in esame il problema della dedica de La educazione di Giuseppe Parini, che nell'Ottocento alcuni letterati credevano fosse indirizzata non al conte Carlo Imbonati, ma al marchese Febo d'Adda. L'ipotesi, lanciata in origine da Giuseppe Giusti, venne accolta o discussa successivamente da altri lettori dell'ode, tra cui Ruggiero Bonghi e Antonio De Nino. Di Bonghi si offre, in appendice, la redazione autografa del suo saggio sulla dedica de La educazione. Partendo da Bonghi si è cercato di ricostruire le ragioni e condizioni che avrebbero determinato, sul piano filologico ed editoriale, la nascita e la fortuna di questa falsa attribuzione. Le indagini hanno permesso di scoprire infatti che fino al 1881 si hanno poche testimonianze della dedica all'Imbonati e che fino al 1846 nessuna edizione delle Odi ne rende conto. La questione ha offerto inoltre l'occasione per un'analisi più generale del problema della dedica nelle Odi, che ha consentito di ricavare alcune riflessioni sull'atteggiamento di Parini nei riguardi di questo istituto.


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Saggio

Valeria Guarna

Il sistema degli apparati paratestuali nelle edizioni del Libro del Cortegiano di Castiglione (1528-1854)

Il contributo intende fornire una prospettiva d'insieme delle diverse tipologie, e connesse funzioni, degli apparati paratestuali che è possibile rintracciare nelle edizioni italiane e straniere del Libro del Cortegiano di Castiglione (1528-1854). Nello specifico vengono analizzati dediche e avvisi ai lettori.
Un'attenzione particolare è rivolta al paratesto della prima edizione dell'opera sottoposta a censura, stampata a Venezia nel 1584 per i tipi di Bernardo Basa.


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Saggio

Franco Pierno

Il modello linguistico decameroniano nel pensiero dell'umanista Antonio Brucioli. Un'analisi di peritesti

La riflessione sul ruolo della lingua volgare in Italia, all'alba della Riforma, tende a intensificarsi in questi ultimi anni. Antonio Brucioli, umanista fiorentino vissuto tra la fine del Quattrocento e la prima metà del Cinquecento, traduttore fecondo, curatore di diverse edizioni di Petrarca e Boccaccio, tipografo e poligrafo, è soprattutto conosciuto per la sua traduzione della Bibbia (pubblicata per la prima volta a Venezia nel 1532), ma anche per alcune delle sue posizioni teoriche in materia di lingua. Il presente contributo si prefigge di ripercorrere queste posizioni alla luce dell'influenza che Brucioli aveva subito dalla parte dell'opera di Boccaccio e tenta di rispondere alla seguente domanda: come dunque si intersecano testi boccacciani, desiderio di diffondere il testo della Sacra Scrittura, teorie fiorentinistiche e toscane in un umanista simpatizzante per la Riforma e interessato soprattutto a un pubblico di lettori di livello medio-basso? La risposta viene data attraverso l'analisi di peritesti: frontespizi, prefazioni, lettere dedicatorie, glossari in appendice, ecc... sono il luogo privilegiato di un «pacte de lecture» tra autore e lettori, in cui cogliere le linee fondamentali del pensiero linguistico brucioliano.


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Saggio

Alberto De Angelis

Strategie di dedica nelle Opere Toscane di Luigi Alamanni: tra elogio e sperimentazione

Luigi Alamanni, nelle sue Opere Toscane, utilizza gli strumenti di dedica (rubriche e prefazioni) per rafforzare l'elogio verso il sovrano protettore Francesco I. Nei due volumi, pubblicati a Lione tra il 1532 e il 1533, Alamanni allestisce un'architettura innovativa per la varietà di generi e metri affrontati. Le dediche, che aprono e chiudono ciascuna delle quindici sezioni, verranno analizzate per illustrare la complessa distribuzione dei materiali nei due volumi e per risalire alla genesi dell'intero progetto delle Opere Toscane. Se le dediche dimostrano un'attenzione privilegiata verso Francesco I, le prefazioni ai due volumi insistono sulla difesa delle novità letterarie introdotte. Tra queste, notevole spazio è concesso all'endecasillabo sciolto: Alamanni lo utilizza in ben sei sezioni e lo adatta a generi diversi tra loro.


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